“Li hanno riportati in Libia” non significa salvezza, significa condanna.
Un barchino di legno azzurro con 28 persone a bordo ha cercato per 15 ore di fuggire dai lager e dalla zona di guerra. Quando hanno preso il mare forse erano convinti di avercela fatta, di poter sperare in quell’Europa distante patria della democrazia che sognano, insieme a tanti altri. 8 di loro erano già affogati quando la loro richiesta di aiuto è stata ricevuta da Alarm phone
“Se non andiamo in Europa moriremo, o in mare o in Libia”.
Siamo stati a guardare, impotenti, 20 persone implorare aiuto. Pregare per la propria vita. Le navi delle ONG ferme nei porti, la Alan Kurdi che da giorni è in balia delle acque maltesi: solo grazie all’aereo Moonbird di Sea-Watch e alle segnalazioni di Watch The Med – Alarmphone abbiamo potuto vedere, comprendere, disperarci per non poter essere lì: per salvarli.
L’ennesimo tragico spettacolo di un’Europa indifferente, colpevole.
In tarda serata, su delega dei governi europei: “li hanno riportati in Libia”. In mezzo alla guerra, ai bombardamenti, violando tutte le convenzioni internazionali, ma soprattutto ogni principio di umanità.
Sipario.
Aiutateci a tornare in mare il prima possibile, per testimoniare ciò che accade, per salvare anche solo una vita dall’inferno.