A cura di Ufficio Stampa | 24 / dic / 2025

Alarm Phone teme che nella notte del 19 dicembre 116 persone abbiano perso la vita tra le coste libiche e tunisine. Di seguito la ricostruzione di Alarm Phone.

Alle 14:00 CET del 19 dicembre 2025, Alarm Phone è stata informata di un’imbarcazione barca partita da Zuara (Libia occidentale) la sera del 18 dicembre con a bordo 117 persone. Secondo le informazioni ricevute, la partenza era avvenuta intorno alle 20:00 ora locale della sera precedente.

Abbiamo tentato ripetutamente di contattare l'imbarcazione tramite telefono satellitare, senza successo. Le guardie costiere competenti e le ONG presenti in amre sono state allertate, nonostante non disponessimo di una posizione GPS. Per tutto il giorno abbiamo continuato a cercare di contattare l'mbarcazione tramite telefono satellitare, ancora una volta senza successo.

Quando abbiamo contattato la Guardia Costiera italiana, ci hanno confermato di aver ricevuto la nostra e-mail, ma hanno immediatamente terminato la chiamata senza fornire ulteriori informazioni o rassicurazioni. La cosiddetta guardia costiera libica ci ha comunicato per telefono di non aver soccorso né intercettato alcuna imbarcazione il 18 o il 19 dicembre.

La sera del 21 dicembre abbiamo ricevuto la notizia che alcuni pescatori tunisini avevano trovato un unico sopravvissuto su una barca di legno. Secondo quanto riferito, questi avrebbe dichiarato di essere partito da Zuara due giorni prima e di essere l'unico sopravvissuto.

Secondo la sua testimonianza, solo poche ore dopo la partenza il tempo era peggiorato drasticamente, con venti che raggiungevano oltre 30 nodi. Era estremamente debole e non siamo riusciti a ottenere un resoconto dettagliato di quanto accaduto. Secondo quanto riferito, il sopravvissuto è stato trasferito in un ospedale in Tunisia dai pescatori.

Alarm Phone ha cercato di verificare queste informazioni, ma non è ancora riuscita a confermarle completamente. Abbiamo cercato di stabilire un contatto diretto sia con il sopravvissuto che con i pescatori che lo hanno soccorso, al fine di comprendere meglio cosa fosse successo e dove fosse avvenuto il naufragio, ma finora senza successo. Il 21 e il 22 dicembre abbiamo chiamato innumerevoli volte la Guardia Costiera tunisina, prima per esortarla a dispiegare mezzi di ricerca e soccorso per cercare altri sopravvissuti o recuperare i corpi, e poi per richiedere informazioni aggiornate. Sia la cosiddetta guardia costiera libica che quella tunisina ci hanno ripetutamente detto di non aver portato nessuno a terra in quei giorni. Ci è stato anche detto che le condizioni meteorologiche, soprattutto nella notte tra il 18 e il 19 dicembre, erano così avverse che era “impossibile” prendere il mare.

Dal 18 al 21 dicembre nessuna imbarcazione proveniente dalla Libia è arrivata sull’isola di Lampedusa. Le ONG presenti nella zona in quel periodo (Sea-Watch 5 e ResQPeople) non hanno potuto cercare l’imbarcazione, sia perché avevano già lasciato la zona prima del presunto naufragio (Sea-Watch 5), sia perché non avevano navigato abbastanza a sud per incontrare l’imbarcazione (ResqPeople).

Il 22 dicembre, l’aereo civile di osservazione Seabird 3 di Sea-Watch ha condotto una ricerca aerea nella zona in cui si ritiene sia avvenuto il naufragio, ma non ha trovato né sopravvissuti né tracce visibili di un recente naufragio. Inoltre, l’aereo Osprey 4 (HEX: 4D2376) di Frontex ha sorvolato la zona il 20 dicembre, due volte il 21 dicembre e di nuovo il 22 dicembre. Non sappiamo se Frontex abbia rilevato qualcosa relativo a questa imbarcazione.


Anche la società civile tunisina ha lavorato instancabilmente per cercare di rintracciare il potenziale sopravvissuto, ma tutte le istituzioni sono rimaste in silenzio. Questo silenzio riflette la chiusura degli spazi per la società civile, processo che si è aggravato negli ultimi mesi. Mentre le autorità rimangono in silenzio e indifferenti, noi chiediamo: Che cosa ha visto Frontex e perché questa informazione non è stata resa pubblica? Perché non sono state avviate operazioni di ricerca e soccorso proattive una volta che l’imbarcazione è scomparsa? Perché non sono state condivise informazioni nonostante i ripetuti allarmi? Che fine ha fatto il potenziale sopravvissuto? Perché la società civile tunisina non è riuscita a trovarlo? In passato, Alarm Phone ha già documentato casi in cui sopravvissuti a un naufragio sono stati deportati nel deserto senza nemmeno essere portati in ospedale.


Continuiamo a cercare ulteriori informazioni e speriamo che non sia vero che ci sia un solo sopravvissuto. La nostra solidarietà va a tutte le famiglie che hanno perso una persona cara. La nostra rabbia è diretta al regime di frontiera europeo, le cui politiche di deterrenza, abbandono e criminalizzazione della migrazione producono sistematicamente morti in mare. Questo naufragio, come tanti altri prima, non è un incidente. È il risultato di una deliberata mancata assistenza, della violenza razzista alle frontiere e del rifiuto di garantire la libertà di movimento e il diritto alla vita.

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