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Anche Mediterranea partecipa alla campagna Transnational Chain of Actions for Free Movement. Vogliamo ricordare l’estate del 2015, l’estate della migrazione, e collegare questo anniversario non solo alla nostra critica fondamentale contro il regime mortale delle frontiere europee, ma anche alla continuità della nostra lotta per la libertà di movimento.
Il 3 settembre 2015, migliaia di persone, bloccate alla stazione ferroviaria Keleti di Budapest dalle autorità ungheresi, decisero di mettere in atto il loro diritto a muoversi, camminando verso l'autostrada in direzione dell’Austria. Il 4 settembre, grazie a questa mobilitazione, riuscirono a viaggiare in autobus fino al confine austriaco e da lì con i treni, proseguendo in tutta Europa. Per diversi mesi si aprirono corridoi dalla Grecia alla Svezia, che permisero una libertà di movimento e perfino la possibilità di scegliere dove stabilirsi. In quel periodo il sistema di Dublino collassò. Fu il periodo con il tasso di mortalità più basso alle frontiere dell’UE.
L’estate dell’inaspettato…
Nessuno aveva previsto l’estate della migrazione. Né i politici, né le guardie di frontiera, né le cosiddette analisi di rischio di Frontex, e nemmeno i movimenti di solidarietà avevano immaginato la portata e la dinamicità di questi movimenti. Solo in seguito abbiamo compreso alcuni dei fattori che avevano contribuito a renderla possibile: le conseguenze a lungo termine della guerra in Siria, che aveva causato spostamenti di massa nella regione, le condizioni spesso disumane nei campi in Libano, Giordania o Turchia, unite alla disperazione di un ritorno impossibile in Siria. I cambiamenti politici in Grecia, con il nuovo governo Syriza che allentò le restrizioni permettendo ai migranti di attraversare il paese. Molti altri fattori hanno giocato un ruolo, ma ciò che fu decisivo, prima di tutto, fu la determinazione delle persone in movimento.
Tra maggio e agosto 2015, grazie alla sola forza dei numeri, le persone riuscirono ad aprire le frontiere con la Macedonia e a proseguire verso la Serbia e l’Ungheria, ricevendo solidarietà da ONG locali e gruppi della società civile lungo il percorso. Dopo vari tentativi da parte delle autorità statali di deviare o trattenere le persone nei campi, la Marcia della Speranza, autorganizzata, creò la propria dinamica. Le frontiere furono letteralmente superate nelle settimane e nei mesi successivi dell’autunno 2015. I governi dei Balcani si trovarono a creare, in fretta e furia, varchi e corridoi di frontiera improvvisati per non perdere completamente il controllo. Allo stesso tempo, si formarono gruppi di accoglienza, soprattutto locali ma anche internazionali, che lungo i percorsi costruirono strutture di solidarietà straordinarie, offrendo cibo, vestiti e informazioni alle persone in movimento.
Il contraccolpo e la brutalizzazione delle frontiere
La militarizzazione del confine greco-macedone, con migliaia di persone bloccate nei campi attorno al villaggio greco di Idomeni, e l’accordo UE-Turchia del marzo 2016 segnarono l’inizio del contraccolpo. Negli anni successivi, fino a oggi, le condizioni lungo tutte le rotte migratorie sono peggiorate continuamente, segnate da una vera e propria brutalizzazione del regime di frontiera. La mancata assistenza e la morte in mare, i respingimenti illegali e violenti via terra e via mare sono realtà quotidiane, divenute pratiche "normalizzate" di violazione dei diritti umani da parte delle guardie di frontiera e di Frontex in tutta l’UE. Sempre più accordi e “memorandum d’intesa” sono stati stipulati con governi del Nord Africa, includendo finanziamenti, formazione per le guardie di frontiera e trasferimento di tecnologie di sorveglianza. Detenzione, lavoro forzato, deportazioni a catena, torture e stupri, schiavitù e pogrom sono le conseguenze. La deterrenza, a qualsiasi costo umano, è il motto della politica migratoria dell’UE e dell’esternalizzazione delle frontiere verso il Nord Africa e oltre.
La tenacia delle lotte per il diritto alla mobilità
Nonostante questo contraccolpo, le lotte per il diritto alla mobilità, per la protezione e per una vita migliore continuano, ovunque lungo le rotte migratorie verso le città europee. Le persone in movimento cambiano o inventano nuove rotte per aggirare quelle bloccate. Il rischio di morire è un compagno costante. Sofferenza, violenza e trauma sono il prezzo delle lotte e degli scontri quotidiani. Da questi spazi contesi sono nati moltissimi progetti di solidarietà, che non solo documentano e denunciano le violazioni dei diritti umani, ma costruiscono e rafforzano infrastrutture per la libertà di movimento: offrendo cibo e rifugio, supporto con guide informative o hotline, interventi legali o navi di salvataggio civili.
Alla luce di tutto questo, lanciamo un appello per una delle Azioni Transnazionali nei mesi di settembre e ottobre 2025. Il 4 settembre, giorno dello storico sfondamento della "Marcia della Speranza" a Budapest nel 2015, si terrà una conferenza stampa online transnazionale. Collegheremo diversi luoghi e mobilitazioni in una catena comune di eventi. Finora, queste includono:
— un Campo di Solidarietà e Resistenza a Biesenthal, vicino a Berlino, dal 4 al 7 settembre, organizzato da associazioni di ricerca e salvataggio;
— una regata di protesta chiamata F.Lotta attorno a Lampedusa, prevista per il 10 settembre circa, vedi: https://flotta.noblogs.org/;
— due giorni di protesta davanti alle sedi dell’UNHCR e dell’OIM a Ginevra, con una manifestazione contro i campi e l’internamento il 12 e 13 settembre, co-organizzata da gruppi locali di Ginevra insieme a Refugees in Libya;
— la Carovana per la Libertà di Movimento e Pari Diritti, dalla Turingia a Berlino, dal 20 al 27 settembre, con una parata finale nella capitale, organizzata dalla rete We’ll Come United, vedi: https://www.welcome-united.org/en/;
— una conferenza transnazionale a Rabat dal 3 al 5 ottobre, per celebrare il 20° anniversario dell’auto-organizzazione migrante in Marocco e i dieci anni della casa di accoglienza “Baobab” per donne in movimento, co-organizzata dalla rete Afrique-Europe-Interact;
— giornate di azione a Roma, nell’ambito della campagna contro il rinnovo del Memorandum d’Intesa tra Italia e Libia, a metà ottobre, su iniziativa di Refugees in Libya, vedi: https://www.refugeesinlibya.org/post/invitation-to-the-press-conference-in-rome-on-friday-20th-june-2025-at-11-00-a-m-camera-dei-deputat-1
Invitiamo tutte e tutti a partecipare e mobilitarsi per queste azioni, e allo stesso tempo lanciamo un appello per ulteriori iniziative ed eventi, su piccola o grande scala, durante queste settimane di settembre e ottobre.
Oggi viviamo insieme in una società “post-migrante”, una società dei molti. Anche questo è un lascito del 2015, e vogliamo costruire su queste basi. La libertà di movimento è possibile. L’abbiamo vista dieci anni fa, e la vediamo ogni giorno nelle crepe delle frontiere europee! La solidarietà esiste ancora e può essere la base per una società bella, in cui tutte e tutti possano vivere, liberamente e in uguaglianza!