«Chi salva una vita
salva il mondo intero»
Soccorriamo l’umanità insieme, sostieni le nostre missioni nel Mediterraneo.
Pubblichiamo l'articolo di Don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans, da La Stampa
Il ragazzo nella foto si chiama Mujahid Hajji, 21 anni, proveniente da Oromo, Etiopia. Era un nostro carissimo amico.
Era arrivato in Libia alla fine del 2021 e si era rapidamente unito alla protesta di Refugees in Libya, durata tre mesi fra difficoltà estreme, fino a quando il 10 gennaio 2022 il presidio è stato sgomberato violentemente dal DCIM, diretto dal superboss della mafia libica Mohamed Al-Khoja.
Mujahid ha cercato più volte protezione da parte di UNHCR Libya: non riuscendo a ottenerla, nel marzo 2023, ha dovuto attraversare il mare per provare a venire in Europa, ma è stato intercettato con la forza dalle milizie libiche dell’SSA.
Mujahid è stato così deportato nella prigione di Abu Issa, comunemente nota come Prigione 55. Durante la sua detenzione, ha subito gravi torture e la privazione di beni di prima necessità come cibo, acqua e cure mediche, che lo hanno portato a grave malnutrizione e tubercolosi.
Un mese fa, a causa del peggioramento delle sue condizioni, le milizie hanno buttato Mujahid fuori dal lager e lo hanno abbandonato per strada. Altri migranti lo hanno trovato e gli hanno offerto rifugio a Sarraj, Tripoli. Hanno fatto numerosi tentativi per contattare l’UNHCR e accedere alle cure mediche, ma non sono stati accolti.
Incapaci di sopportare le bugie e la negligenza dell'UNHCR, nei giorni scorsi hanno deciso di portare Mujahid presso l'ufficio di registrazione, sperando di ricevere le cure mediche di cui aveva disperatamente bisogno. Tragicamente, dopo ore di attesa per l’assistenza medica, Mujahid ha ceduto alla sua malattia, lasciandoci devastati mentre donne e bambini lo guardavano morire.
Dobbiamo gridare con forza la verità: Mujahid è stato assassinato dagli accordi Italia-Libia. E come lui tante altre persone. Il suo sangue ricade su chi fece quegli accordi nel 2017, su chi li ha sostenuti, su chi li ha rinnovati. E ricade su tutti noi che, pur lottando, non siamo riusciti a ottenerne la cancellazione.
Perdonaci Mujahid, perché abbiamo tradito la fraternità verso di te e di voi. Continueremo sempre a lottare con Refugees in Libya per liberare chi ancora si trova si trova nelle mani della mafia libica. E per fare in modo che la storia giudichi chi in Italia e in Europa ha fatto queste leggi disumane: se non vi convertite e non chiedete scusa, sarete giudicati come “criminali di guerra”, come già vi ha definito qualcuno di molto importante.