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Il JLProject è un progetto attivo di contrasto ai respingimenti in Libia. Ritrova le vittime dei respingimenti illegali e le mette in contatto con avvocatə che le aiutano ad intentare cause legali per ciò che hanno subito.
Catturare persone in acque internazionali e deportarle nei lager libici è illegale per le leggi italiane ed europee. Il governo italiano lo sa bene, eppure continua a dirigere e coordinare catture in mare, a guidare ed armare la cosiddetta guardia costiera libica, a violare sistematicamente le sue stesse leggi per gestire un gigantesco sistema di deportazione basato sulla profilazione razziale.
Forse l’Italia crede che unə rifugiatə privatə della libertà e abbandonatə a morire sul pavimento di un lager libico non possa assumere unə avvocatə e fare causa. Sbaglia. Il JLProject è già iniziato e le prime cause sono già arrivate nei tribunali.
Il progetto va avanti, raggiunge sempre più persone respinte, persegue sempre più casi. Volete sapere quanti? Il JLProject ha schedato 750 respingimenti collettivi avvenuti negli ultimi 5 anni, che hanno portato alla deportazione nei lager libici di più di 88 mila persone. Una percentuale altissima di questi respingimenti collettivi è stata coordinata dall’Italia. Il JLProject sta attualmente effettuando indagini forensi per istruire migliaia di ricorsi.
UN PO' DI STORIA
Il JLProject è nato nel 2019 con un fine ben preciso: bloccare i respingimenti in Libia. Fin da subito ha adottato un approccio tra i più pratici che esistano: fare causa a chi respinge e aiutare legalmente le persone respinte.
Inizia tutto con il caso Asso Ventinove, un respingimento collettivo segreto diretto dalla Marina militare italiana ed eseguito da una nave cargo battente bandiera italiana. Dopo aver scoperto il caso, il JLProject ha effettuato tutte le indagini forensi e ritrovato 85 vittime. Si è rivolto allə avvocatə dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI), che hanno portato il caso in tribunale (la sentenza è in arrivo) e sono riuscitə a far evacuare dalla Libia una delle vittime, il rifugiato sudanese “Malik” che il JLP aveva ritrovato nel lager di Ain Zara. Grazie allə suə nuovə legali, Malik è stato prelevato dall’UNHCR e messo su un volo per Roma. Oggi lə avvocatə stanno facendo azioni per tirar fuori dall’inferno libico le altre vittime di questo caso.
Con l’azione per il caso Asso Ventinove, JLProject ha contribuito a bloccare i respingimenti operati con navi cargo italiane. Gli armatori adesso temono di dover pagare milioni di euro in risarcimenti alle persone illegalmente deportate in Libia. Una vittoria strepitosa!
IL JLPROJECT OGGI
A febbraio 2023 il JLproject è stato adottato da Mediterranea Saving Humans ed è cresciuto moltissimo. Adesso il JLP sta indagando e ritrovando vittime di TUTTI i respingimenti in Libia, in particolare quelli diretti e/o coordinati dall’Europa. Moltissime catture in mare (quasi tutte a dire il vero) sono state ordinate dal MRCC di Roma e/o effettuati con l’uso di aerei e droni spia di Frontex – e sono quindi illegali. Il Governo italiano potrebbe venire condannato in sede civile a risarcire migliaia di vittime.
Il JLProject ha già effettuato la mappatura dei respingimenti in Libia avvenuti negli ultimi 5 anni: 750 casi che coinvolgono più di 88 mila persone. Ogni respingimento ha foto e video, utili per riconoscere le vittime e creare dossier per lə avvocatə. Lo chiamiamo “Database Voldemort”, dal soprannome che abbiamo dato al social media manager latitante della cosiddetta guardia costiera libica.
Dovete immaginare il JLProject come un gigantesco puzzle tridimensionale: ogni tessera è un respingimento, che va associato alle sue vittime. I puzzle possono essere molto grandi, ma completarli è possibile, serve un metodo e tanto lavoro. Il metodo lo abbiamo e pare funzionare. Nelle ultime due settimane abbiamo chiuso e passato allə avvocatə ben 5 casi di respingimenti coordinati da Stati europei (e quindi illegali), tutti con vittime identificate.
Lə migranti vittime dei respingimenti in Libia hanno aderito al JLProject. Le reti di rifugiatə in tutto il mondo ci appoggiano e ci aiutano. Ciò ha permesso di creare un database dei respinti.
“Kissa”, una ventenne eritrea che abbiamo ritrovato sul pavimento della cella delle donne nel lager di Triq al Sikka, ha esclamato incredula “Voi cercavate me???”. Le sembrava strano che qualcunə la cercasse nel buio infernale in cui l’aveva deportata il governo italiano e che a qualcunə interessasse.
COME PARTECIPARE
Al JLProject lavorano attivistə volontariə che il primo giorno dichiarano: “Io non so fare niente”, il secondo giorno imparano, il terzo fanno e il quarto insegnano allə altrə.
Se anche tu “non sai fare niente”, sei perfettə e puoi diventare unə di noi.
Per partecipare, contattaci a [email protected]