A cura di Alarm Phone | 22 / apr / 2022

Lasciati morire quattro volte

Ancora nessuna giustizia per le 130 persone abbandonate in mare il 21 aprile 2021

Volentieri pubblichiamo un comunicato di Alarm Phone a un anno di distanza dalla strage in mare del 21 aprile 2021:

Un anno fa, il 21 aprile 2021, circa 130 persone a bordo di un’imbarcazione nel Mediterraneo centrale sono state abbandonate (link al report), mentre le condizioni metereologiche peggioravano. Ciò è accaduto nonostante le loro ripetute richieste di aiuto. Il giorno seguente, la nave dell’ONG Ocean Viking ha potuto solo individuare il relitto dell’imbarcazione e alcuni corpi galleggianti, dopo aver navigato durante la notte a tutta velocità verso la loro ultima posizione conosciuta .

Avendo mantenuto il contatto con le 130 persone in difficoltà durante tutta la giornata del 21 aprile, e avendo cercato di mobilitare tutti coloro che avrebbero potuto potenzialmente prestare soccorso, l’Alarm Phone ha potuto testimoniare come le persone a bordo di questa barca siano state lasciate morire quattro volte (link all’articolo). La prima volta, le 130 persone sono state lasciate morire dagli aerei operati da Frontex (e forse anche da quelli di altre autorità europee) che hanno avvistato la barca già nel pomeriggio del 21 aprile, ma hanno abbandonato la scena prima che si potesse operare il salvataggio. Le 130 persone sono state lasciate morire la seconda volta dalla cosiddetta guardia costiera libica, la cui nave Ubari è tornata in porto dopo aver intercettato un’altro gommone a poche miglia nautiche di distanza, ma ha rifiutato di continuare la ricerca di questa seconda imbarcazione “a causa delle condizioni meteorologiche”. Le 130 persone sono state lasciate morire la terza volta da tutte le autorità che si sono rifiutate di impegnare il mercantile Bruna, che transitava a meno di 23 miglia nautiche dal gommone in pericolo, e che non ha risposto alla richiesta di intervento di Alarm Phone, sostenendo che avrebbe atteso gli ordini delle autorità. Infine una quarta volta, le 130 persone sono state lasciate morire dalla Guardia Costiera italiana, che ha rifiutato il coordinamento delle operazioni di soccorso fino alla sera del 21 aprile, nonostante fosse stata informata del pericolo diverse ore prima. La ricostruzione degli eventi prodotta da Alarm Phone e Border Forensics rivela tragicamente come tutte le possibilità di soccorso siano state consapevolmente ignorate, e come la barca sia stata consapevolmente abbandonata al suo destino.

Nell’anniversario di questo evento straziante, vogliamo ricordare i dispersi, la cui assenza continua a perseguitare le comunità a cui appartenevano. Chiediamo alle autorità di rivelare tutte le informazioni in loro possesso, perché solo allora si potranno stabilire le responsabilità di tutti gli attori coinvolti.

Da allora, nonostante il clamore dell’opinione pubblica per gli eventi, nulla è cambiato nel Mediterraneo centrale. Abbiamo continuato ad divenire testimoni a decine di naufragi visibili e invisibili, abbiamo continuato a ricevere richieste da parte di famiglie sui loro cari scomparsi in mare, e abbiamo continuato a denunciare le responsabilità delle autorità nel creare questo violento regime di frontiera. 

Chiediamo la fine di questa violenza, che può essere raggiunta solo attraverso l’abolizione delle frontiere e la libertà di movimento per tutti.


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