«Chi salva una vita
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Ieri a Roma si è svolto un vertice, organizzato dal Governo italiano, tra 36 rappresentanti dei Paesi africani, i vertici dell’Unione Europea, dell’Unione Africana e delle istituzioni economiche internazionali, per discutere del cosiddetto Piano Mattei con il fine di strutturare un’ampia cooperazione tra Unione Europea e i Paesi africani.
Tra i vari argomenti discussi, il tema della migrazione ha chiuso i lavori del vertice. Ancora una volta, psi è parlato di fermare l’immigrazione "irregolare" (esistono esseri umani "irregolari"?) tramite l’esternalizzazione delle frontiere. Migrantə, profughə, richiedentə asilo, persone in movimento, vengono trattate solo come un problema e i flussi migratori rappresentati come una minaccia. La stessa premier Meloni afferma che “quello che abbiamo fatto in Tunisia va replicato con altre nazioni e ci stiamo lavorando”. Accordi come il Memorandum tra Unione Europea e Tunisia legittimano e favoriscono la creazione di veri e propri lager, come avviene in Libia, e l’attuazione di deportazioni, come accaduto lo scorso luglio, quando quasi 2000 persone sono state abbandonate in mezzo al deserto al confine libico dalle autorità tunisine.
D’altra parte, vista la presenza anche dell’Unione Europea che si rinchiude sempre di più nella Fortezza Europa, lasciando morire ogni anno migliaia di uomini, donne e bambinə alle sue porte, non ci sorprende che non si sia discusso di diritti umani.
Per questo, la società civile in Italia, in Europa e in Africa si organizza da sola. Il 26 e 27 gennaio, il movimento autorganizzato Refugees in Libya e la rete translocale Alliance with Refugees in Libya si sono dati appuntamento a Bologna per discutere di diritti umani, libertà di movimento e canali d’ingresso sicuri in Europa.
La campagna “Evacuate Human Rights defenders from Libya” è stata lanciata durante la conferenza stampa a Palazzo d’Accursio alla presenza del Sindaco di Bologna Matteo Lepore, del regista di “Io Capitano” Matteo Garrone, dei fondatori di Refugees in Libya David Yambio e Naeima Hussein, di Tarik Lamloum, attivista della società civile libica e fondatore dell'associazione Belaady for Human Rights, e della vicepresidente di Mediterranea Saving Humans Vanessa Guidi, con la moderazione dell'attivista di Ya Basta! Bologna Giulia Sezzi.
Nell’ottobre del 2021, migliaia di rifugiatə si sono riunitə in un presidio di fronte alla sede dell’UNHCR a Tripoli per chiedere l’evacuazione verso Paesi sicuri e la fine degli accordi Italia-Libia. Dopo più di 100 giorni, il presidio è stato violentemente sgomberato dalle milizie libiche e oltre 600 attivistə sono statə incarceratə nel famigerato lager di Ain Zara. Dopo 18 mesi di lotta in Libia e in Europa, 221 difensorə dei diritti umani sono stati liberatə, ma si trovano ancora in Libia, dove rischiano la loro vita quotidianamente. La campagna mira a garantire a tuttə loro l’evacuazione verso l’Europa.
Per lottare contro il neocolonialismo europeo in Africa, perfettamente esemplificato dal Piano Mattei, l’unica risposta possibile è l’organizzazione dal basso e il sostegno a chi difende i diritti umani delle persone in movimento in Libia e nel resto del Nordafrica.
Video a cura di Refugees in Libya