«Chi salva una vita
salva il mondo intero»
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Da marzo 2022, siamo presentə come associazione continuativamente in Ucraina (a Leopoli in particolare), prima portando aiuti umanitari e garantendo un safe passage in Italia alla popolazione civile ucraina in fuga dalla guerra e poi con un progetto di sostegno sanitario nei campi profughi formali e informali seguendo settimanalmente oltre mille persone.
In questo contesto abbiamo conosciuto Alexei Shemet.
Alexei di nazionalità russa (ma gran parte della famiglia ucraina, come gran parte delle persone che vivono al confine tra i due Stati) abitava con moglie e tre figliə, tuttə con cittadinanza ucraina, nella città di Sumi, al confine con la Russia. La sua famiglia è fuggita ad inizio guerra raggiungendo la madre della moglie a Carpi, dove lavora da vari anni con relazioni meravigliose in tutta la città.
Grazie ai vari contatti, ha saputo della nostra azione in Ucraina e contattato le nostre associate di Carpi che hanno riportato all’associazione la situazione nella quale si trovava Alexei.
Sumi era oggetto di bombardamenti continui e lui, in quanto conosciuto come cittadino russo, rischiava continuamente di essere attenzionato sia dallə civilə sia dalle forze di polizia ucraine tanto da avere paura ad uscire per fare la spesa, senza alcuna possibilità dunque di lavorare e sostenersi economicamente.
Dopo l’attacco su territorio russo nella confinante Kursk, la situazione da allora per quella parte di Ucraina é fortemente peggiorata. Alexei temeva per la sua vita ogni giorno.
Abbiamo organizzato, dunque, un safe passage per Alexei, facendolo arrivare a Leopoli e accompagnandolo alla frontiera dove, in quanto residente in Ucraina e con famiglia all’estero (senza le limitazioni per i maschi ucraini tra 18 e 60 anni non avendo la cittadinanza) doveva aver diritto a vedersi riconoscere la protezione temporanea massiccia e quindi la possibilità di raggiungere l’Italia e avere visto ad hoc per la durata di un anno rinnovabile ulteriormente.
A gennaio di quest’anno, abbiamo dunque attraversato la frontiera con Alexei a bordo riuscendo dopo varie ore a convincere le guardie di frontiera ucraine della posizione di Alexei e del suo diritto di raggiungere l’Italia. Grande é stata la rabbia e frustrazione quando le guardie di frontiera polacche non hanno voluto riconoscere in alcun modo il suo diritto. Senza alcun rispetto per la persona e il suo stato di difficoltà, dopo tutti i tentativi possibili da parte nostra, hanno minacciato più volte Alexei, che ha scelto di tornare indietro.
La negazione di un diritto non può essere accettata da nessunə di noi, soprattutto in nome di una frontiera, di un muro immaginario utilizzato per dividere gli esseri umani e affermare che una persona é intrinsecamente differente da un’altra. Alexei, con madre ucraina, non ha la cittadinanza ucraina solo perché, avendo dei cugini in Russia e il permesso permanente per stare in Ucraina, era molto più comodo mantenere la propria cittadinanza di nascita.
Mediterranea si é attivata subito, dando inizio,assieme alla famiglia di Alexei, alla pratica per ricongiungimento famigliare. Questa prevede, in prima battuta, un nulla osta da parte dello sportello unico immigrazione della Prefettura di residenza della famiglia e, in seconda battuta, il rilascio del visto da parte dell’ambasciata del paese d’origine.
La pratica è stata molto lunga e complessa, ingiustamente farraginosa e ripetitiva. Grazie, tuttavia, all’impegno di tuttə, a partire dalla comunità di Carpi, si é riuscitə ad ottenere il nulla osta che ha garantito ad Alexei la possibilità di recarsi in ambasciata in Moldavia (che fa le veci per difficoltà tecniche di quella di Kiev), dove lui può accedere anche con passaporto russo, a ritirare il visto.
Il 16 settembre scorso, é dunque partita da Pescara una missione di Mediterranea con due pulmini, carica di aiuti umanitari. A Leopoli ha incontrato le nostre realtà partner, mantenuto quei rapporti e legami che rappreseno sempre più un elemento fondamentale della nostra presenza in Ucraina e, dopo essere stata raggiunta da Alexei, si é diretta verso la frontiera moldava.
Dopo diverse ore, domande, paura da parte di tuttə, tensione e aperto razzismo da parte delle guardie di frontiera, venerdì 20 settembre alle ore 10 Alexei é riuscito a entrare in Moldavia, dove mercoledì 30 ottobre gli é stato consegnato il visto (dopo ulteriori vicissitudini e aggravamenti).
Lo abbiamo accolto sabato 2 novembre in Italia, consapevolə che tutto questo non dovrebbe essere, che armare le identità delle persone é la più grande delle follie e figlia della volontà di potenza di pochi e non della volontà di vita di tanti. Che su questa identità e differenza abbiamo costruito delle convenzioni, chiamate frontiere, dove abbiamo impalato, ucciso, soffocato, annegato altri esseri umani. Così in mare come in terra, noi saremo sempre lì a togliere un mattone dopo l’altro a questo muro intriso di sangue.
Ringraziamo la disponibilità dell’ambasciata di Kiev e in particolare del Console Moser, Elisa Nobler della CGIL per il suo supporto in tutte le pratiche, la parrocchia di Carpi, che ha sostenuto da tutti i punti di vista il percorso, la famiglia di Alexei, che ha mantenuto vivo l’impegno e la speranza anche nei momenti più difficili, tutta la meravigliosa comunità di Mediterranea, che abbatte un mattone alla volta muri che portano morte, che fa cose grandi con quel poco che ciascunə può dare.