18 / gen / 2022

Il Governo e il Parlamento rispondano sui crimini contro l'umanità

Apprendiamo dagli articoli pubblicati oggi, 18 gennaio, da Nello Scavo su Avvenire e da Enrico Caporale su La Stampa che finalmente, dopo anni di atrocità commesse ai danni di donne, uomini e bambini in Libia e dopo decine di migliaia di morti nel Mediterraneo Centrale, davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja è stato presentato un esposto anche contro Italia e Malta per complicità nel reato di “crimini contro l’umanità”. A farlo esperti e giuristi – di “UpRights” (Olanda), “Adala for All” (Francia), e “StraLi” (Italia) – che, grazie ad un lavoro rigoroso e a prove documentate, hanno in passato già fatto condannare i boia autori di stragi dalla Bosnia al Rwanda.

Finalmente. Non perché occorra un tribunale, per quanto autorevole, per convincerci a fare qualcosa per lottare contro la vergogna della violazione dei diritti umani e della vita di nostri fratelli e sorelle. Donne e uomini che come unica colpa hanno quella di essere innanzitutto poveri, in un mondo dove la “Pandemia della diseguaglianza” come la definisce Oxfam, fa possedere a un manipolo di miliardari la gran parte della ricchezza prodotta in un mondo di 7 miliardi di abitanti.

Ma finalmente si dice, prove alla mano, che quegli aguzzini libici, quei banditi, torturatori, criminali senza scrupoli, hanno dei complici! Non fanno quello che fanno da soli, non spuntano dai meandri più oscuri della natura umana. Sono stati in questi anni “al soldo” di “civilissimi” governi europei, hanno ricevuto finanziamenti di centinaia di milioni di euro votati da altrettanto civilissimi e democratici parlamenti. Come definire il “dono” di 20 motovedette italiane a una cosiddetta “guardia costiera libica”, che ha tra i suoi membri un criminale ricercato come Bija? Motovedette fornite perché catturino e deportino donne, uomini e bambini che tentano di fuggire dalla morte e dalla sofferenza. Campi di concentramento istituiti in Libia per impedire che le persone possano chiedere asilo in Europa. Quelle catture, quelle deportazioni, operate con mezzi forniti dall’Italia e spesso coordinate da navi italiane e da agenzie di sorveglianza europee, violano tutto ciò che c’è da violare in tema di Convenzioni Internazionali e di principi costituzionali.

Adesso speriamo che i “sinceri democratici” che siedono in Parlamento e al governo, che hanno votato il rifinanziamento del memorandum “Italia – Libia” grazie al quale si compiono questi crimini contro l’umanità, leggano e riflettano. Non regge neanche più l’alibi, secondo il quale “per stabilizzare la Libia occorreva chiudere un occhio sulle atrocità, per farle cessare”. L’esito disastroso del tentativo elettorale dello scorso 24 dicembre, è sotto gli occhi di tutti. E sono proprio quelle bande foraggiate dai soldi e dai mezzi italiani ed europei, a rendere impossibile un percorso di stabilizzazione in Libia. Paese, per inciso, dove grazie a questa politica da apprendisti stregoni che tante sofferenze ha causato a persone innocenti, dove l’Italia non conta più nulla. Se vuoi giocare a fare l’amico di milizie e mafie di ogni tipo, c’è sempre qualcuno più bravo di te, come la Turchia, ad esempio, che coerentemente con quello che è, un regime autoritario, ha ben più “mestiere” nel maneggiare l’argomento.

Continueremo a lottare, in mare come in terra, contro crimini e criminali. Speriamo nel coraggio dei giudici di andare fino in fondo. Per noi comunque, motivo in più per andare avanti.

In missione di monitoraggio nel Mediterraneo centrale per osservazione sulla violazione dei diritti umani e soccorso civile in mare.

Foto: L'Avvenire

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