A cura di Redazione Mediterranea | 02 / feb / 2023

Il Consiglio d’Europa chiede il ritiro del decreto Piantedosi

Traduciamo la lettera della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa

Gentile Ministro,

in qualità di Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, il mio mandato è quello di promuovere l’effettiva osservanza dei diritti umani in tutti i 46 Stati membri del Consiglio d’Europa. A tal fine, mi impegno a dialogare con i governi degli Stati membri per assisterli nell’affrontare eventuali carenze nelle loro leggi e pratiche. I diritti umani dellǝ rifugiatǝ, dellǝ richiedenti asilo e dellǝ migranti sono un’area tematica centrale di questo lavoro. Le scrivo quindi in merito al Decreto Legge n. 1/2023, emanato il 2 gennaio 2023, la cui conversione in legge, a quanto mi risulta, sarà presto discussa dal Parlamento. Il nuovo decreto fornisce un quadro normativo per le navi delle ONG che effettuano operazioni di ricerca e salvataggio in mare. Temo che l’applicazione di alcune di queste norme possa ostacolare la fornitura di soccorso vitale da parte delle ONG nel Mediterraneo centrale e, quindi, possa essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani e di diritto internazionale.

In particolare, il Decreto prevede che le navi che hanno effettuato un soccorso debbano raggiungere senza ritardi il porto assegnato per lo sbarco. Questa disposizione, tuttavia, rischia di essere applicata in modo tale da impedire un’efficace ricerca e soccorso da parte delle navi delle ONG. Come è già successo nella pratica, la disposizione impedisce alle ONG di effettuare soccorsi multipli in mare, costringendole a ignorare altre richieste nella zona se hanno già persone a bordo, anche quando hanno ancora la capacità di effettuare un altro soccorso. Rispettando questa disposizione, i comandanti delle ONG verrebbero di fatto meno ai doveri di soccorso previsti dal diritto internazionale.

Noto inoltre con preoccupazione che alle navi delle ONG sono stati assegnati porti sicuri lontani, nel Centro e Nord Italia. Questo prolunga le sofferenze delle persone soccorse in mare e ritarda indebitamente la fornitura di un’assistenza adeguata per soddisfare i loro bisogni fondamentali. Espone inutilmente le persone a bordo ai potenziali pericoli dovuti alle condizioni meteorologiche avverse. La permanenza prolungata a bordo tende a portare a un rapido deterioramento delle condizioni di salute di tutte le persone coinvolte e rischia di aggravare le condizioni dei soggetti più vulnerabili a bordo.

Mi risulta che l’adozione di questa pratica sia nata dall’intenzione di garantire una migliore ridistribuzione dellǝ migranti e dellǝ richiedenti asilo sul territorio nazionale. Questo obiettivo, tuttavia, potrebbe essere raggiunto sbarcando rapidamente le persone soccorse e assicurandosi che vengano messe in atto pratiche alternative per ridistribuirle in altre zone del Paese.

Inoltre, la vaghezza della nozione di “conformità ai requisiti tecnici” inclusa nel testo del decreto potrebbe comportare lunghe e ripetute ispezioni di sicurezza delle imbarcazioni delle ONG, impedendo loro di riprendere il lavoro di soccorso. In quanto Stato membro del Consiglio d’Europa, l’Italia è tenuta a creare un ambiente sicuro e favorevole allǝ difensorǝ dei diritti umani, comprese le ONG che salvano vite umane in mare. Quando sorgono problemi di conformità ai requisiti tecnici o amministrativi, questi devono essere risolti in uno spirito di cooperazione, consentendo all’imbarcazione di riprendere le sue operazioni il più rapidamente possibile.

La Commissaria per i Diritti Umani al Consiglio D'Europa, Dunja Mijatovic, ha firmato una lettera contro il Decreto Piantedosi

Dunja Mijatović, fonte: Wikipedia

A causa della riduzione delle operazioni di ricerca e soccorso in mare gestite dagli Stati, le ONG hanno fornito un’assistenza preziosa agli Stati membri per salvare vite umane in mare. L’attuazione del decreto, insieme alla pratica di assegnare porti sicuri distanti, avrà la prevedibile conseguenza di privare la rotta migratoria più letale dell’assistenza salvavita fornita dalle ONG. Pertanto, invito il Suo governo a prendere in considerazione il ritiro del decreto o, in alternativa, ad accogliere tutte le modifiche necessarie nell’imminente dibattito parlamentare per assicurarsi che il testo sia pienamente conforme agli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani e diritto internazionale.

Vorrei richiamare la Sua attenzione sulla mia Raccomandazione sul Mediterraneo centrale e sul relativo rapporto di approfondimento, in cui ho sottolineato che gli Stati hanno chiari obblighi in relazione alle persone trovate in pericolo in mare, che possono anche includere l’intervento o il coordinamento di operazioni di soccorso al di là della propria zona SAR, se necessario. Ho anche ribadito che un’operazione di soccorso può considerarsi conclusa solo quando viene garantito il rapido sbarco in un “porto sicuro”, e che la “sicurezza” della destinazione deve essere conforme ai diritti umani internazionali e al diritto dei rifugiati.

Il Memorandum d’intesa con il Governo libico di Accordo Nazionale, che sarà rinnovato automaticamente il 2 febbraio, svolge un ruolo centrale nel facilitare le intercettazioni di rifugiatǝ, richiedenti asilo e migranti in mare e il loro successivo ritorno in Libia. Nonostante le numerose prove che documentano le gravi violazioni dei diritti umani subite da rifugiatǝ, richiedenti asilo e migranti in Libia, finora non è stata intrapresa alcuna azione concreta per affrontare la questione. Pertanto, colgo l’occasione per ribadire il mio invito a sospendere la cooperazione con il Governo libico in materia di intercettazioni in mare e a subordinare ogni futura attività di cooperazione con Paesi terzi nel campo della migrazione a garanzie complete in materia di diritti umani, come stabilito nella mia raccomandazione sopra citata.

Infine, gradirei ricevere informazioni sulle accuse sollevate da recenti notizie dei media riguardo all’esistenza di una pratica di rimpatrio di persone dall’Italia alla Grecia su navi commerciali, dove sarebbero state private della libertà in condizioni molto preoccupanti e senza aver avuto la possibilità di presentare una domanda di asilo in Italia. Ricordo che, nel 2014, la Corte Europea dei Diritti Umani, nel caso Sharifi e altri contro Italia e Grecia, ha riscontrato molteplici violazioni della Convenzione Europea dei Diritti Umani in relazione a pratiche che sembrano essere molto simili a quelle recentemente denunciate. Come ho spiegato nella mia Raccomandazione sulla fine dei respingimenti in Europa, la valutazione individuale delle circostanze di ogni persona che arriva alla frontiera rimane uno strumento cruciale per garantire una protezione efficace contro il respingimento e prevenire le espulsioni collettive.

Infine, ma non per questo meno importante, elogio gli sforzi straordinari intrapresi dalle autorità italiane per salvare vite in mare. Sono anche consapevole delle sfide significative che devono affrontare i Paesi che, come l’Italia, sono in prima linea nei movimenti migratori verso l’Europa. Le assicuro che continuerò a chiedere maggiore solidarietà da parte degli altri Stati membri del Consiglio d’Europa, anche attraverso la condivisione delle responsabilità per un’adeguata capacità di soccorso e la ricollocazione delle persone soccorse.

Attendo con impazienza di ricevere la Sua risposta e di impegnarmi in un dialogo costruttivo volto a rafforzare il rispetto dei diritti umani in Italia, su queste e su altre questioni rilevanti, in uno spirito di sincera cooperazione.

 

Cordiali saluti,

Dunja Mijatović

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