«Prima si salva
poi si discute»
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Quanto è emerso dalla relazione del Copasir è preoccupante.
La relazione del Copasir, resa pubblica oggi, ammette candidamente che siamo in un paese dove governi di varia natura possono attivare i servizi segreti per spiare chi si batte per i diritti umani, siano essi attivisti di organizzazioni come Mediterranea che si occupano del soccorso civile in mare, o rifugiati, torturati in Libia,ai quali è stata riconosciuta la protezione internazionale. Tutti i governi degli ultimi 5 anni hanno avallato questa pratica.
Il governo attuale invece, attraverso la guida del sottosegretario Mantovano, ha deciso di alzare il livello, e di utilizzare un software militare per continuare ad impegnare i servizi segreti contro di noi. Tutti ci hanno spiato, ma è Mantovano che firma per usare Paragon Graphite “strumento molto più invasivo, con il quale si possono attivare da remoto i microfoni dei cellulari per registrare anche le conversazioni ambientali”.
Tutto bene? Tutti contenti dunque, di questa “democratica” attività bipartisan? Siamo nel paese dove il torturatore libico Almasri è trattato come una “risorsa nazionale”, e noi come una “minaccia alla sicurezza”. E che dire poi dei risultati dell’indagine sugli altri spiati? Don Mattia Ferrari, nostro cappellano di bordo, e i giornalisti di Fanpage Cancellato e Pellegrino, “non risultano negli elenchi”. E allora chi è stato?
Emerge un quadro alquanto cupo da questa relazione, e infatti le conclusioni che la chiudono ne descrivono i tratti: “Anche con riferimento a tale questione, il Comitato invita le Camere ad avviare una riflessione sull’opportunità di adottare iniziative normative volte a garantire l’effettiva distruzione dei contenuti intercettati attraverso l’utilizzo delle più sofisticate tecnologie di captazione”. La traduzione la facciamo noi: i dossier costruiti contro i nostri attivisti sono oggi in mano anche a soggetti criminali appartenenti alle milizie libiche, che hanno la possibilità di agire indisturbati in Italia e in altri paesi europei. Non vi è alcuna garanzia, per bocca del Copasir stesso, che i materiali siano stati distrutti come prevede la legge. Noi non abbiamo niente da nascondere, se non i nomi di coloro che possono testimoniare contro i torturatori libici come Almasri. Nemmeno loro oggi, quelli dei governi democratici del memorandum Italia Libia, hanno più niente da nascondere.