«Chi salva una vita
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Nelle foto scattate dall’equipaggio di MEDITERRANEA si possono riconoscere i colori blu e rosso caratteristici della General Administration for Coastal Security (GACS) già nota per innumerevoli violente operazioni di intercettazione e cattura in mare di persone in fuga dalla Libia.
Dalle 3 della notte appena trascorsa MEDITERRANEA, la nuova nave dell’organizzazione italiana del soccorso civile in mare per la sua prima missione, è entrata nella zona SAR sotto il controllo libico iniziando la sua attività di pattugliamento e monitoraggio in acque internazionali a circa 30 miglia nautiche dalle coste della Libia.
A partire dalle ore 5 di questa mattina, la nave è stata circondata da diversi RHIB (gommoni veloci) militari, che avevano a bordo ciascuno 5/6 uomini armati con pistole e fucili mitragliatori. Le imbarcazioni non hanno risposto a nessuna richiesta di identificarsi.
A un certo punto, intorno alle 7:30, sono diventati ben otto i gommoni veloci disposti a cerchio intorno a MEDITERRANEA, e hanno cominciato pericolose manovre intorno alla prua della nave, mentre i miliziani a bordo, in divisa e molti con il volto coperto dal passamontagna, facevano gesti di minaccia all’indirizzo del nostro equipaggio. Subito dopo iniziavano a inviare ossessivi messaggi radio con una sola frase “Go out off Libya - Go out off Libya”. Il comandante di MEDITERRANEA ribadiva via radio che ci troviamo in acque internazionali di navigazione libera senza alcuna limitazione.
Intorno alle 8:30 i gommoni militari libici abbandonavano la scena e facevano rotta verso il porto di Al Zawiyah, nota base della cosiddetta guardia costiera libica e di diverse tra le più pericolose milizie. Nelle foto scattate dall’equipaggio di MEDITERRANEA si possono riconoscere i colori blu e rosso caratteristici della General Administration for Coastal Security (GACS) già nota per innumerevoli violente operazioni di intercettazione e cattura in mare di persone in fuga dalla Libia.
«L’intimidazione nei confronti di navi di soccorso che sono in acque internazionali, è una cosa odiosa, ma soprattutto illegale e penalmente rilevante. Che l’intimidazione avvenga ad opera di assetti militari, con personale armato a bordo e travisato da passamontagna in modo da non poter essere riconosciuto, dà l’idea su che tipo di intimidazione sia: mafiosa. Il perché nel Mediterraneo Centrale vi siano questi banditi che girano indisturbati e non vi siano invece sufficienti mezzi di soccorso pronti all’intervento se qualcuno si trovasse in pericolo, lo sappiamo tutti. Quello di cui siamo stati diretti testimoni e oggetto oggi è un atto di pirateria in acque internazionali finalizzato alla violazione della convenzione di Ginevra sui profughi e rifugiati e alla violazione della convenzione di Amburgo sul soccorso in mare».
«Vogliono avere campo libero per catturare e deportare uomini donne e bambini che tentano di salvarsi da lager torture e violenze di ogni tipo, e soprattutto non vogliono testimoni dei naufragi che noi chiamiamo “fantasma”, che proprio in quel tratto di mare avvengono spesso. Siamo qui anche per questo: documentare e raccontare che cosa è diventato il Mediterraneo e il diritto internazionale a furia di fare la guerra alle persone migranti. Non ci fanno paura. Mediterranea va avanti. La sua prima missione continua».