«Chi salva una vita
salva il mondo intero»
Soccorriamo l’umanità insieme, sostieni le nostre missioni nel Mediterraneo.
Quella che leggerete è la storia di una contro-inchiesta realizzata da attivistə per i diritti umani. Uno di noi era sotto minaccia e come accade tra fratelli e sorelle, tuttə lə altrə si sono stretti attorno, per proteggerlo. E' questa innanzitutto per noi la prima grande lezione: nessunə e' solə, nessunə si protegge da solo.
Bisogna volersi bene, e questə compagnə ne vogliono molto a Don Mattia e a Mediterranea, per poter voler bene a un sogno, a una lotta comune come quella per un mondo più giusto per tutti e meno orribile con le persone innocenti.
A loro, a queste sorelle e fratelli che hanno perso tante notti e tanti giorni per svelare l'identita' di un arrogante al servizio di chi fa del male a donne uomini e bambinə, va la nostra gratitudine.
Perché la loro azione ci ricorda cio' che spesso dimentichiamo: la nostra forza è stare insieme, condividere, "spezzare il pane". Anche quando di fronte abbiamo forze oscure e potenti, abituate all'impunita'.
La procura adesso ha un nome e un cognome, una storia, dei legami accertati sui quali indagare. C'è da dire che se fosse stato per quel giudice che voleva insabbiare questo caso, che è uno fra i mille che riguardano le violazioni dei diritti umani che sono operate da Stati e Governi, non ci sarebbe nessun nome e l'unico ad essere messo sul banco degli imputati sarebbe stata la vittima, in questo caso un prete "che non sa stare al suo posto".
Ma oggi diamo a Cesare quel che è di Cesare: ci sono stati altri giudici che non hanno voluto insabbiare, coprire, depistare. E allora abbiamo dato a Cesare il nome e cognome di questo personaggio che agisce tentando di coprire le sue tracce. Ne faccia buon uso chi crede nella giustizia uguale per tuttə. Non si fermi alle apparenze, al profilo da mitomane che si ritroverà davanti: spesso chi agisce con ogni mezzo contro l'umanità, si serve di questi personaggi proprio per attribuire alla fine alla loro stoltezza la "banalità del male".
Ma questa storia ci insegna quanto sia importante non delegare a nessuno la protezione dellə nostrə compagnə minacciatə. O la "scoperta" delle verità scomode per il potere. Creare reti di controinformazione, addestrarci all'uso offensivo del diritto, come strumento di lotta contro gli abusi e i crimini commessi "in nome della legge", è parte fondamentale del nostro cammino.
Il signor Robert ha nome e cognome uguali a uno che lavora per Frontex e che è pagato per analizzare dati riservati.
Chiediamo alla Procura di verificare se si tratti della stessa persona che svolge la propaganda per le milizie libiche che si fanno chiamare "guardia costiera" e sulle quali sta già indagando il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja.
Chiediamo alla Procura di accertare i legami tra il signor Robert e i servizi segreti italiani dell'Aise che operano in Libia e che hanno comprovati rapporti con trafficanti ricercati per crimini contro l'umanità. Catture in mare e deportazioni nei lager libici di donne uomini e bambini, non sono "soccorsi". Le minacce a Don Mattia fanno parte dell'attività sistematica e pianificata contro lə testimoni, coloro che in mare come in terra, gridano al mondo cio' che Stati e Governi vorrebbero tenere nascosto, o raccontare diversamente.
Il signor Robert adesso può essere convocato e interrogato. I responsabili di Frontex adesso possono chiarire che tipo di rapporti hanno con lui, se si tratta della stessa persona che risulta come loro collaboratore. Il fatto che il signor Robert abbia un profilo alquanto strano non ci stupisce: chi agisce sotto copertura e' spesso considerato un'idiota. Utile però.
Riportiamo qui l'indagine di JLProject.
Al JLProject siamo quasi in cinquanta e da quando ci ha adottato Mediterranea Saving Humans diventiamo ogni giorno di più. Cinquanta persone comuni dedicano il proprio tempo libero alle indagini forensi pro bono per avvocatǝ che, sempre pro bono, difendono i diritti di tutti. Dilettanti ci chiamano. E ci fa anche piacere, perché è una definizione che non respinge chi vuole unirsi a noi, e ci fa sorridere, perché in realtà non esiste un ciclo di studi ufficiale per chi si opponeal gigantesco sistema di catture e deportazioni illegali nei lager libici che noi abbiamo scelto di attaccare. L’autodidattica è l’unica formazione possibile: studiamo, impariamo, insegniamo.
In tantǝ si impara meglio e il sottogruppo “Hermione” di JLProject proprio questo fa: studia. Tra gli argomenti di studio che affronta c’è, da un po’ di tempo, l’account Twitter “Migrant Rescue Watch”: Rgowans.
E’ un account Twitter che sistematicamente, dal 2017, distorce la realtà di ciò che accade in Libia e nel Mediterraneo propagandando la storia falsa di una guardia costiera libica buona che salva le persone e di ONG cattive in combutta con i trafficanti. Riceve materiale in diretta da tutte le milizie e guardie costiere libiche. Pubblica spesso foto e video alterando i loro contenuti, per esempio eliminando le immagini dei cosiddetti guardiacoste libici che affondano un gommone a colpi di fucile e montando solo la parte in cui i passeggeri terrorizzati vengono recuperati dall’acqua.
L’account pubblica anche materiale sensibile e riservato europeo, comprese foto aeree scattate dai droni di Frontex e documenti della Guardia Costiera Italiana. Per questo c’è stata un’interrogazione parlamentare.
L’account Rgowans ha insultato e minacciato pubblicamente don Mattia Ferrari e il giornalista Nello Scavo e per questo è indagato dalla Procura di Modena. Poche settimane fa un giudice ha riconosciuto la rilevanza penale delle minacce e ordinato nuove indagini. Ma il problema è uno: la Procura non riesce a rintracciare il proprietario dell’account.
Il JLProject esprime solidarietà a don Mattia Ferrari e a Nello Scavo. Ma oltre alla solidarietà decide di fornire qualcosa di un po’ più pratico: cento occhi. Essendo in tantǝ, lǝ volontariǝ di JLP possono leggere tutti i 16385 tweet pubblicati da Rgowans e ogni parola dei suoi innumerevoli blog.
Il collettivo si trova così di fronte testi in varie lingue (inglese, francese, italiano, tedesco…) e un nome, RobGowans, platealmente falso.
Inizialmente anche il JLProject, come moltǝ giornalistǝ,crede che dietro Rgowans si nasconda un gruppo, composto da più persone di nazionalità diverse. Anonime, caute, irrintracciabili, al punto che neanche la polizia riescead individuarle. Ma da un’indagine più approfondita emerge un carattere comune, uno stile di fondo, sempre lo stesso, che porta il gruppo Hermione a ritenere che Rgowans sia una sola persona.
Ognuno ha una storia ed un passato. Cauti si diventa, non si nasce. Così il collettivo decide di studiare bene le prime cose pubblicate da Rgowans e riesce ad individuare due errori da lui compiuti, due tracce che si è lasciato dietro, probabilmente per disattenzione.
In uno dei primi blog, del 2017, Rgowans compie un errore madornale: fa alcuni screenshot dal suo computer, dimenticando di cancellare la barra superiore, quella dove compaiono i siti più visitati. Tra di essi compare sempre un gestore di posta elettronica polacco, @o2.pl.
“Cosa c’entra la Polonia?” si chiede il JLProject. Oltre alle 4 lingue individuate (inglese, francese, italiano, tedesco) ora compare anche una quinta: il polacco.
“Cosa c’è in Polonia?” si chiede il JLProject. E l’unica cosa che viene in mente è Frontex. Del resto sono tante le foto aeree scattate dai droni di Frontex pubblicate da Rgowans su Twitter. Ma magari è una coincidenza.
Il secondo errore che fa Rgowans è mettere un motto nel suo vecchio blog del 2017: “Protectio Servitium Integritas” e, come se non bastasse, toglierlo nei blog più nuovi confermando l’importanza della traccia.
Protectio Servitium Integritas, oltre ad essere il motto di Rgowans, è anche il motto della Canada Border Services Agency.
Il Canada? Un altro paese? Sì.
Il JLProject prende nota dei due errori. Prendetene nota anche voi, saranno interessanti in seguito.
Il JLProject lavora spesso di notte, perché tuttǝ lǝ volontariǝ di giorno lavorano o studiano.
Da un mese il gruppo è impegnato nella lettura dei documenti di Frontex pubblicati dallǝ giornalistǝ indipendenti di FragDerStaat e del OCCPR (Organized Crime and Corruption Reporting Project). Solo quelle che interessano al progetto (le operazioni di Frontex nel Mediterraneo centrale) sono migliaia di pagine. Impossibile leggerle, per una persona sola. Ma cinquanta persone possono farlo!
Così leggiamo, spesso di notte, e troviamo cose importanti, come il database dell’operazione Themis, che dimostra che almeno 588 respingimenti nei lager libici sono stati gestiti dal governo italiano e da Frontex.
Ore 01:46. Arriva un messaggio da Geco, uno dellǝ volontariǝ di JLProject, gruppo Hermione. Scrive: “Forse l’ho trovato”.
Andiamo a vedere.
Tra i documenti di Frontex che stava leggendo, Geco ha trovato una email che l’11 ottobre 2017 Rgowans ha spedito a Frontex. La potete leggere qui
E’ una lunga email (16 pagine) con cui un anonimo fa una segnalazione sul caso Lifeline, ovviamente dal suo punto di vista anti-ONG. L’autore sostiene di essere il gestore del blog “Migrant Rescue Watch”, cioè il blog di Rgowans. Nel documento compare l’indirizzo dal quale è stata spedita la mail e un nuovo pseudonimo: Rbsorb.
Geco ha cercato la mail in rete, scoprendo che l’indirizzo risulta appartenere a Robert, un venditore di lampade vintage e cimeli art decò su Flikr.
Geco scopre anche che Robert nel 2012 scriveva su un blog di appassionati di Marina e lì vendeva vecchi cimeli della Marina canadese.
Ricordate il Canada? Beh, Geco lo ricorda e capisce di essere sulla strada giusta. Arriva così ad un nome e ad un cognome. Da lì è tutta discesa: profilo Facebook, account Linkedin ecc.
Alle 4 abbiamo già trovato tutto ed è sconvolgente.
Non vogliamo violare qui la privacy di Rgowans, anche se è un personaggio pubblico che pubblica di sua spontanea volontà la sua intera vita online, con tanto di foto, numeri di telefono, data di nascita, nomi e cognomi dei familiari. Credo che tutti abbiano diritto alla privacy, quindi racconteremo soltanto ciò che è importante – ed inquietante – dal punto di vista giornalistico e dal punto di vista della difesa dei diritti fondamentali delle persone di questo pianeta. Lo chiameremo Robert BXXXXX.
Tra le informazioni che Robert BXXXXX rende pubbliche su internet vediamo che è un ex vice capo della Guardia Costiera Canadese, che ha vissuto in Germania e ora è in Polonia, che è stato a Malta nel 2016, che ha passato diverso tempo in Italia nel 2017 e 2018 e che parla 6 lingue: inglese, italiano, tedesco, polacco, francese e sorbo.
Sono esattamente le cinque lingue che aveva individuato il JLP, più il sorbo. BXXXXX è o è stato un attivista sorbo della Lusazia. Lo pseudonimo “rbsorb” che ha scelto per l’indirizzo email con cui scriveva a Frontex e vendeva lampade vintage vuol dire proprio questo: “Robert BXXXXX sorbo”.
BXXXXX pubblica vecchie fotografie: di lui modello sulla copertina di una rivista, di lui con la divisa della Guardia Costiera canadese e di lui, nel 2004, assistente di due europarlamentari (all’epoca usava un indirizzo email del gestore polacco @o2.pl.)
Nell’estate 2017, Robert BXXXXX è in Italia, su Facebook a giugno recensisce un albergo sul lago di Garda e ad agosto scrive di essere un giornalista e un ex vice capo della Guardia Costiera Canadese.
In quel periodo su Facebook BXXXXX commenta articoli sulle migrazioni nel Mediterraneo e addirittura cita il suo stesso blog.
Sul blog “Migrant Rescue Watch” compare, nella stessa estate 2017, il 21 luglio, uno screenshot fatto da un cellulare in cui l’autore, ancora una volta, dimentica di cancellare la banda superiore. Si vede, chiaramente, il gestore telefonico: italiano.
Il JLProject ha compiuto analisi di comparazione testuale tra ciò che scrive Robert BXXXXX su Facebook e ciò che scrive “Rgowans” su Twittter e sul blog. Ha già individuato alcune perifrasi ricorrenti in entrambi i profili.
Su Facebook BXXXXX mette like a contenuti della cosiddetta Guardia costiera libica e comunica pubblicamente con suoi membri. I suoi amici hanno le liste amici visibili e si può agevolmente ritrovare Robert BXXXXX tra le amicizie di tutti i miliziani e guardiacoste che hanno messo dei like o dei commenti ai suoi post.
Tra le amicizie di BXXXXX su Facebook ci sono decine di miliziani e guardiacoste libici. Moltissimi fanno parte degli equipaggi delle motovedette regalate dall’Italia alla Libia e sono stati addestrati in Italia.
In particolare, il JLProject ha osservato i post dei cosiddetti guardiacoste libici della motovedetta Sabratha 654 addestrati a Taranto nel 2017. Il giorno del loro diploma, Rgowans pubblicò una fotografia scattata dall’interno della Mariscuola di Taranto. La foto ha un punto di vista “interno”. Anche Rgowans era lì quel giorno?
Di sicuro c’erano i suoi amici su Facebook, che hanno pubblicato decine di foto scattate in aree militari italiane e addirittura una loro foto in posa sotto la nave militare San Giorgio.
Lǝ volontariǝ di JLProject Luna e Neville in questi giorni stanno facendo un lavoro eccezionale di analisi sui 16385 tweet pubblicati da Rgowans dal 2017 ad oggi e finora ci hanno già restituito dati molto interessanti.
Su 16385 tweet, ben 5958 volte è citata o taggata Frontex.
Luna e Neville hanno ordinato i tweet per giorno della settimana, tolto i festivi (sabato e domenica) e considerato l’orario normale lavorativo. Non sapevano, logicamente, quando Rgowans fosse in ferie, ma hanno comunque evidenziato 4076 tweet che potrebbero essere stati scritti in orario di lavoro, di cui 2570 nominano Frontex.
Dall’analisi dei tweet si nota anche qualcos’altro. Rgowans twitta in orario lavorativo, ma un po’ meno di quanto lo faccia nel tempo libero. Mettendo i tweet su un grafico, si intuisce che ha un impiego fisso, con un’ora di pausa pranzo.
La domanda che emerge, a questo punto, è: Rgowans-BXXXXX twitta in orario di lavoro perché è il suo lavoro farlo?
Usando semplicemente Google e visionando profili Linkedin e documenti pubblici, il JLproject non è riuscito ad appurare con certezza che lavoro faccia Rgowans, ma ha trovato un Robert BXXXXX direttore del dipartimento data center di una società che detiene l’appalto dei sistemi informatici di controllo delle frontiere di Frontex. Speriamo con tutto il cuore che sia un omonimo.
E qui ci fermiamo, perché la materia si fa sempre più inquietante e dovrebbe essere affrontata da gente esperta, non da noi.
All’alba della scoperta dell’identità di Rgowans, Mediterranea Saving Humans ha subito informato la procura di Modena fornendo tutto ciò che il JLProject ha trovato.
Secondo il GIP, l’attacco che Rgowans mi ha rivolto è un attacco alla dimensione morale, denigratorio della mia dignità, oggettivamente tale da espormi al pubblico e generale disprezzo.
Mi indigna profondamente che questa persona in questi anni abbia pubblicato documenti top secret di apparati militari italiani ed europei e stia agendo come portavoce delle mafie libiche, ostentando e celebrando quotidianamente il loro operato criminale e umiliando i nostri fratelli e sorelle migranti. Siamo davanti a uno scandalo di portata epocale davanti al quale devono arrivare risposte.
Chiediamo a tutte le istituzioni e tutti i cittadini di adoperarsi perché siano fatte verità e giustizia.
Ringrazio sentitamente gli attivisti che hanno fatto questa scoperta. E garantisco che andremo fino in fondo, la nostra passione viscerale arriverà fino alla fine.
Il JLProject adesso fa appello a tuttǝ lǝ analistǝ e lǝ giornalistǝ interessatǝ ad approfondire questa inchiesta: prendetela e proseguite nelle indagini! Questo collettivo di dilettanti è fiero di passarvi il testimone.