«Prima si salva
poi si discute»
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Oggi dal porto di Lampedusa prende il via la Missione 21 di Mediterranea con la barca a vela Safira.
«In Libia e Tunisia, ogni giorno, è caccia alla persona migrante. Soprattutto se nera, cristiana e/o appartenente alla comunità LGBTQAI+. Rastrellamenti per le strade, deportazioni e abbandoni nel deserto, intercettazioni in mare, detenzioni arbitrarie nei campi di prigionia, torture ed estorsioni sono la cronaca quotidiana, per mano di regimi e milizie che sono i partner privilegiati del governo italiano e delle istituzioni europee» così descrive la situazione Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans.
Nei giorni scorsi la chiusura forzata a Tripoli dell’attività di una decina di organizzazioni non governative, così come gli interventi che a Tunisi reprimono il lavoro umanitario, dimostrano che Libia e Tunisia sono paesi tutt’altro che sicuri, da cui centinaia di persone provano legittimamente a fuggire, cercando protezione in Europa. È in questo quadro che parte oggi dal porto di Lampedusa la Missione 21 di Mediterranea: «La nostra nave Mare Jonio è in cantiere a Napoli, ma la nostra risposta non può che essere: torniamo in mare - afferma Denny Castiglione, capomissione a bordo -. Torniamo in mare con la barca a vela Safira, già protagonista a fine novembre 2024 del soccorso di 79 persone a 40 miglia dall’isola pelagica, grazie alla collaborazione con l’associazione proprietaria. In questi giorni abbiamo attrezzato la barca e addestrato il nostro equipaggio, con soccorritorə espertə e due medicə a bordo. Saremo operativi a sud di Lampedusa per monitorare la situazione, fornire la prima assistenza alle imbarcazioni in difficoltà, segnalare alle autorità maltesi e italiane i casi su cui intervenire e, se necessario, pronti per soccorrere direttamente vite in pericolo».
Criminali e trafficanti libici, ricercati dalla giustizia internazionale, vengono impuniti e protetti, mentre si procede con lo spionaggio ai danni di vittime e testimoni, attiviste, giornaliste indipendenti e con piani di deportazione delle persone migranti verso paesi terzi - conclude la presidente Marmorale -. Noi torniamo in mare anche per testimoniare che nel nostro Paese umanità e solidarietà sono valori ampiamente diffusi. E che, in mare come in terra, nessuno può essere lasciato indietro».