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Inizia il 21 ottobre a Ragusa il processo che vede sei nostri attivisti sul banco degli imputati con l'accusa di “favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina”
Si apre domani - martedì 21 ottobre - davanti al Tribunale di Ragusa il processo che vede sei nostre compagne e compagni sul banco degli imputati con la pesante accusa di “favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina” (secondo l’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione).
La loro colpa? Avere a vario titolo preso parte alla missione della nostra nave Mare Jonio che, nel settembre 2020, ha soccorso 27 naufraghi che da 38 giorni si trovavano abbandonati da tutte le Autorità Europee (Malta e Danimarca in primis) a bordo della petroliera danese Maersk Etienne, proprio al largo delle isole maltesi.
L’Etienne aveva recuperato queste persone in fuga dalla Libia, dove avevano sofferto inaudite violenze e abusi di ogni sorta, il 5 agosto mentre stavano affondando in acque internazionali. Le autorità maltesi, che pure avevano coordinato il soccorso, si rifiutarono di assegnare un porto sicuro per lo sbarco. E il governo danese non mosse un dito per risolvere la situazione.
L’11 settembre 2020, dopo oltre un mese di appelli caduti nel vuoto da parte dell’equipaggio, delle agenzie delle Nazioni Unite, delle organizzazioni umanitarie di tutta Europa, la nostra Mare Jonio, che si trovava in missione SAR, ha risposto alla richiesta di assistenza della Etienne ed è intervenuta a bordo della petroliera con il team medico-sanitario.
In quella circostanza abbiamo accertato una situazione insostenibile e incompatibile con un’ulteriore permanenza delle persone a bordo della Etienne, a causa di condizioni fisiche e psicologiche dei naufraghi in progressivo deterioramento.
Le 27 persone sono state trasferite sulla Mare Jonio dove hanno ricevuto le prime cure e la sera del 13 settembre le Autorità italiane (Ministero dell’Interno e Centro di Coordinamento del soccorso marittimo MRCC di Roma) hanno assegnato il porto di Pozzallo come luogo sicuro di sbarco.
A distanza di tre mesi dai fatti la compagnia armatoriale della nave, Maersk Tankers, ha fatto una trasparente donazione a favore del soccorso civile in mare. Tanto è stato utilizzato dalla Procura della Repubblica di Ragusa per accusare gli attivisti di Mediterranea di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” aggravato dall’infamante “scopo di lucro”, scatenando una vera e propria macchina del fango contro di noi.
A cinque anni di distanza dagli eventi si apre finalmente il pubblico dibattimento, che sarà per noi occasione per ristabilire la piena verità e legittimità di quanto accaduto e trasformare una assurda accusa contro il soccorso in mare e la solidarietà , in un processo contro chi in mare fa invece morire donne, uomini e bambini in stragi come quella di Cutro o in omissioni di soccorso che provocano sofferenza e morte.