A cura di Consiglio direttivo Mediterranea | 13 / apr / 2024

Caso El Hiblu 3: perseguitati da Malta come “terroristi”, premiati come difensori dei diritti umani

Intervista all’avvocato maltese Neil Falzon, difensore degli imputati da ProAsyl.de

Cinque anni dopo il loro arresto, il processo contro i tre rifugiati conosciuti come "El Hiblu 3" sta continuando a Malta. Mentre sono accusati, tra le altre cose, di “terrorismo”, questo sabato 13 aprile saranno premiati da una coalizione internazionale come difensori dei diritti umani. Come noto, i tre imputati, soccorsi nel marzo 2019 dalla nave mercantile di proprietà turca EL HIBLU, reagirono con coraggio e solidarietà verso le altre cento persone superstiti a bordo, evitando la deportazione verso la Libia e convincendo il comandante a fare rotta su Malta. Una volta sbarcati a La Valletta, furono però arrestati. L'avvocato maltese Neil Falzon spiega lo stato del procedimento.

 

Mister Falzon, lei fa parte del collegio legale che difende due dei tre imputati di "El Hiblu 3" a Malta. Dopo cinque anni, le accuse formali sono state formulate solo alla fine del 2023. Di cosa sono accusati Amara Kromah, Abdalla Bari e Koni Tiemoko Abdoul Khader?

L'Ufficio del Procuratore Generale di Malta alla fine ha formalizzato le sue accuse contro i tre nel novembre 2023, dopo molti anni in cui li abbiamo letteralmente implorati. I capi d’imputazione sono diversi, i più gravi dei quali riguardano la commissione di atti o attività terroristiche. Oltre a queste accuse, ve ne sono altre altrettanto gravi, come quella di aver “prelevato con la forza delle persone da un Paese per portarle in un altro.” Come team legale, al momento rappresentiamo solo due degli imputati di "El Hiblu 3", in quanto non sappiamo dove si trovi la terza persona.

 

Il caso "El Hiblu 3" è stato fortemente politicizzato fin dall'inizio. Alcuni ritraggono i tre come pirati e rapitori, mentre altri li vedono come eroi che hanno impedito una deportazione illegale in Libia. Questo fine settimana, la Coalizione per El Hiblu ha persino assegnato loro un premio come difensori dei diritti umani nell'ambito di una campagna internazionale.

Riteniamo che i tre abbiano salvato la vita di oltre cento persone. È un peccato che il sistema giuridico maltese non abbia leggi che riconoscano questo atto eroico. Tre giovani uomini coraggiosi si sono opposti al tentativo di respingimento illegale in Libia e quindi alla terribile politica dei confini dell'Unione Europea, che si rifiuta di considerare la Libia come un luogo non sicuro.

 

Quindi non hanno fatto nulla di male?

La loro unica colpa, in definitiva, è che uno di loro - Amara - sapeva parlare inglese. Era stato scelto dal capitano della nave tra più di cento persone per calmare la situazione. Come interprete, avrebbe dovuto mediare tra il capitano e un gruppo di persone molto arrabbiate, tra cui alcuni che minacciavano di suicidarsi o di buttarsi dalla nave. Guardando mio figlio, che ha la stessa età che aveva Amara all'epoca - 16 anni - deve aver avuto molto coraggio per farsi avanti e cercare di calmare la situazione dopo un viaggio così terribile, con un lungo periodo trascorso in Libia e dopo aver vissuto gli stessi traumi di tutti gli altri superstiti. Volevano assicurarsi che le persone non venissero riportate in Libia. Questo è sicuramente un atto eroico che deve essere riconosciuto.

 

Secondo lei, il procedimento giudiziario svoltosi finora ha rispettato i principi di un processo equo e giusto? L'ex presidente della Repubblica di Malta, Marie-Louise Coleiro Preca, che si batte per i “Tre della El Hiblu", descrive il processo come una "farsa"...

Ci sono sicuramente seri problemi nel modo in cui il processo è stato condotto finora. Per esempio, la Polizia e la Procura si sono a lungo opposte alla convocazione come testimoni degli oltre cento migranti che si trovavano da naufraghi superstiti, soccorsi e recuperati a bordo della nave, con gli imputati. Solo dopo le nostre ripetute denunce e i reclami presentati al tribunale, i funzionari di polizia incaricati delle indagini sono stati incaricati di redigere un elenco dei passeggeri e di cercare di rintracciarli. Questo ha richiesto molto tempo e molte persone non sono più state rintracciate.

 

E ci sono stati altri problemi?

I due imputati minorenni all’epoca dei fatti non sono stati trattati come minori quando sono stati arrestati. Nei primi mesi, ad esempio, sono stati tenuti in una sezione di alta sicurezza di un carcere per adulti a Malta. E per tutta la durata del processo, non sono stati concessi loro i diritti e le garanzie procedurali che il tribunale avrebbe dovuto garantire ai minori.

 

Cosa succederà ora? Dopo cinque anni di udienze preliminari, ci sarà davvero un processo, o si può ancora evitare?

La prossima udienza si terrà il 30 maggio prossimo a La Valletta. Quel giorno, il giudice deciderà se Malta ha giurisdizione su tutti o alcuni dei reati. Si tratta quindi di questioni procedurali prima del passo successivo, ovvero l'eventuale rinvio a giudizio con l’apertura di un processo vero e proprio. Abbiamo argomenti legali molto forti a favore del fatto che Malta non abbia competenza sul caso. Questo perché la protesta denunciata dal pubblico ministero è avvenuta molto lontano da Malta, in acque territoriali libiche. Tecnicamente, la Procura Generale potrebbe ritirare le accuse in tutto o in parte in qualsiasi momento.

 

Per questo motivo, i sostenitori dei "Tre della El Hiblu" chiedono da anni che le accuse vengano ritirate, nell'ambito di una campagna internazionale a cui aderiscono numerosi movimenti e organizzazioni della società civile. Al momento, però, non sembra che ciò accadrà. Secondo lei, quali sono gli interessi delle autorità maltesi nel continuare la procedura?

Credo che si tratti di una questione più politica che giuridica. Abbiamo l'impressione che Malta stia cercando di dimostrare forza e una politica di tolleranza zero nei confronti dei migranti e dei rifugiati che raggiungono Malta in modo irregolare perseguendo i “Tre della El Hiblu”. Non dobbiamo dimenticare che Malta è un piccolissimo Stato membro dell'Unione Europea, che si trova al confine esterno più meridionale della UE. Credo che Malta voglia dimostrare con l'azione contro "i Tre della El Hiblu 3" di essere in grado di controllare questo confine, anche se è uno Stato membro così piccolo.

 

Al momento dell'arresto, i tre accusati avevano 15, 16 e 19 anni. Come stanno oggi Amara Kromah, Abdalla Bari e Koni Tiemoko Abdoul Khader?

L'intero processo è stato finora molto traumatico per tutti e tre. Le loro vite sono state sospese a tempo indeterminato e senza una buona ragione. Nonostante tutto, hanno cercato di andare avanti con la loro vita: hanno lavorato, studiato, sostenuto esami, uno di loro è diventato padre. Ma naturalmente il processo, che da cinque anni procede molto lentamente, è sempre rimasto in sospeso. Sono sottoposti a un'immensa pressione psicologica, hanno paura e non riescono a rilassarsi. Vogliono disperatamente che il processo si concluda, anche per poter superare il trauma dell'incidente stesso e degli ultimi cinque anni. Invece, per anni hanno dovuto convivere con condizioni molto rigide, anche dopo la detenzione in carcere, come le restrizioni all'uscita e l'obbligo di firma quotidiano in commissariato di polizia.

 

Non solo a Malta, ma anche in altri Paesi dell'UE come l'Italia e la Grecia, i rifugiati o gli attivisti della solidarietà vengono regolarmente criminalizzati - si pensi a #Moria6, #FreeHomayoun o ai procedimenti contro la siriana Sara Mardini e il tedesco Seán Binder. Ci sono analogie con il caso "El Hiblu 3"?

Questi casi presentano sicuramente delle analogie. Tuttavia, rispetto ad altri Paesi dell'UE, Malta ha finora fatto un uso limitato degli strumenti di giustizia e di criminalizzazione contro i rifugiati e i loro sostenitori, ma ha utilizzato principalmente altri metodi per limitare i diritti dei rifugiati e rendere la loro vita il più miserabile possibile.

 

Per esempio?

Malta ha una politica di detenzione molto dura nei confronti di tutti i migranti salvati dal mare. Questo limita anche il lavoro della nostra ONG "Aditus Foundation" nei centri di detenzione maltesi, dove offriamo consulenza legale.

 

E come affronta Malta il fatto che persone in cerca di protezione in Europa continuino a trovarsi in pericolo a bordo di imbarcazioni in difficoltà al largo delle sue coste?

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un forte calo nel coordinamento delle operazioni di salvataggio da parte di Malta. Questo non perché ci siano meno persone che lasciano la Libia, ma perché Malta sta cercando in vari modi di impedire alle persone di arrivare sull'isola. A tal fine, ha intensificato la cooperazione con la cosiddetta guardia costiera libica e ha firmato un memorandum d'intesa formale con le autorità libiche per coordinare in modo più efficace le attività di “ricerca e soccorso.” In pratica però, ciò significa che Malta e la Libia stanno collaborando per respingere le persone in Libia anche prima che raggiungano la zona di ricerca e soccorso di competenza maltese.

 

Vengono utilizzati anche altri metodi per impedire gli arrivi a Malta?

Sì, uno è particolarmente crudele: sappiamo di un gran numero di incidenti con naufragi, in cui le persone si trovavano già nella zona di ricerca e soccorso di Malta - quindi di cui Malta era chiaramente responsabile. Ma le autorità maltesi molto spesso si rifiutano di coordinare i soccorsi, di soccorrere esse stesse o anche di rendere pubbliche le informazioni su questo processo decisionale. Alarm Phone o ONG come Sea-Watch e altre lo hanno osservato più volte. Il risultato è che alcuni muoiono, o le barche semplicemente scompaiono - e poi non si sa che fine abbiano fatto. Questa omissione di soccorso è semplicemente inaccettabile. Stiamo parlando di uno Stato membro dell'UE che dovrebbe proteggere i diritti umani fondamentali!

 

Malta, 12 aprile 2024

 

Il dottor Neil Falzon fa parte del collegio legale che rappresenta due dei tre imputati. Neil Falzon è il fondatore e direttore della "Aditus Foundation", un'organizzazione non governativa di Malta. È anche docente di diritti umani presso l'Università di Malta e coordina il Malta Refugee Council, una rete di organizzazioni non governative maltesi. In precedenza ha diretto l'ufficio maltese dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

 

MEDITERRANEA Saving Humans sostiene e partecipa alla cerimonia di premiazione dei "Tre della El Hiblu" che si tiene sabato 13 aprile 2024 a La Valletta a cura della Coalizione per El Hiblu 3 e continuerà a monitorare il processo. Questa intervista è stata tradotta dal sito dell’organizzazione Pro Asyl, che ringraziamo.

Torna alle notizie

Altri "Campagne"

«Chi salva una vita
salva il mondo intero»

Soccorriamo l’umanità insieme, sostieni le nostre missioni nel Mediterraneo.

«Fai qualcosa di concreto
per la Pace»

Le nostre missioni in Ucraina hanno bisogno di te per aiutare la popolazione civile.

Seguici
lungo il viaggio!

Lasciaci i tuoi contatti per ricevere NAVTEXT, il nostro servizio aperto a tuttə di aggiornamento periodico sulle attività di mare e di terra.

Disclaimer

  • Dichiaro di aver preso visione dell’informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei dati.