A cura di Consiglio direttivo di Mediterranea | 22 / ott / 2024

Assassinato a Sfax un attivista sudanese: la Tunisia non è un luogo sicuro

Apprendiamo dalla rete Refugees in Tunisia dell'omicidio del nostro compagno Mohannad Saad Adam, un ragazzo originario del Sudan, che era riuscito a raggiungere la Tunisia nella speranza di poter un giorno giungere in Europa. È stato ucciso barbaramente, un amico che era con lui è stato gravemente ferito ed ora è in ospedale. Li ha colpiti un uomo tunisino, non si sa bene se appartenente a qualche gruppo organizzato, o peggio, a qualche corpo armato al servizio dell'autocrate Saied. 

Mohannad aveva lasciato il Sudan, dove imperversa un conflitto dimenticato che ha già provocato decine di migliaia di morti e oltre tre milioni di profughi. Passato per la Libia, aveva partecipato alla nascita del movimento autorganizzato Refugees in Libya e ai 100 giorni di protesta di fronte alla sede di UNHCR a Tripoli e per questo era stato arrestato e detenuto nel famigerato lager di Ain Zara.

Sono quotidiane le violente aggressioni nei confronti dellə rifugiatə che trovano riparo nella piana degli ulivi, appena fuori la città di Sfax, divenuta -come tutta la Tunisia- un luogo pericoloso per ogni persona migrante, donna, uomo o bambinə che sia. La "caccia al nero", avviata nel febbraio del 2024 da Saied attraverso un incitamento pubblico che istigava all'odio razziale, si è concretizzata con retate dei militari, assalti alle case dove avevano trovato una sistemazione le famiglie dellə profughə, deportazioni nel deserto al confine con l'Algeria e la Libia, speronamenti in mare da parte della Garde Nationale che hanno provocato decine e decine di morti. 

Questo sarebbe il "paese sicuro" della Meloni e di Piantedosi. Un paese dove di fatto un uomo, Saied, foraggiato dai milioni di euro italiani corrisposti in cambio dell’esternalizzazione delle frontiere, ha fatto arrestare la grande maggioranza dellə candidatə alle elezioni prima che si svolgessero, e le ha "vinte" con meno del 30% della popolazione che è andata a votare. Un paese dove oppositorə politicə, attivistə, avvocatə, sindacalistə, giornalistə, professorə ed insegnantə sono statə arrestatə con l'accusa di "denigrare lo Stato" solo perché esercitavano il loro diritto di critica. Questo paese non è un luogo sicuro per nessunə. 

Siamo al fianco di Refugees in Tunisia, di tuttə i fratelli e sorelle tunisinə che lottano per la libertà e la democrazia.

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