«Chi salva una vita salva il mondo intero»
Soccorriamo l’umanità insieme, sostieni le nostre missioni nel Mediterraneo.
Un centinaio di attivistǝ ha contestato la vergognosa cerimonia di consegna, da parte del Governo italiano e della Commissione Europea, di una nuova motovedetta alle milizie libiche.
Quella che doveva essere una operazione di propaganda mediatica, organizzata dal Governo italiano per tentare di dare una immagine umanitaria al criminale patto Italia-Libia contro le persone migranti, si è trasformata in un boomerang.
Attivistǝ di molte realtà sociali del Veneto e dell’Emilia-Romagna hanno accolto l’appello di Mediterranea a contestare la cerimonia di consegna di un nuovo mezzo navale alla cosiddetta guardia costiera libica. Si tratta di una motovedetta classe 300 dal costo di 2,5 milioni di euro, la prima di tre, pagate dal fondo per la cooperazione con l’Africa con il via libera europeo. Seguiranno altre due unità classe Corrubia, ex motovedette della Guardia di Finanza, che saranno refittate dallo stesso cantiere.
Unità che non servono al soccorso ma al potenziamento della capacità di intercettare, catturare in mare e deportare nei lager libici, altre migliaia di donne, uomini e bambini che tentano ogni giorno di raggiungere le coste italiane ed europee.
La cerimonia doveva essere il palcoscenico della “nuova” politica italiana in materia di respingimenti di massa, vietati dalla Convenzione di Ginevra, ma praticati sistematicamente dal 2017 attraverso il lavoro sporco appaltato alle milizie libiche. Una strategia che si articola in due dispositivi combinati: la criminalizzazione e l’allontanamento forzato delle navi non governative del soccorso civile dalla zona SAR attribuita alla competenza libica, e il potenziamento di una feroce polizia di frontiera travestita da “guardia costiera”.
La contestazione ha invece disturbato i piani del governo, facendo irrompere la realtà sul palcoscenico allestito per i ministri.
Fin dalle 15 del pomeriggio di lunedì 6 febbraio, un centinaio di attivistǝ hanno raggiunto il cantiere navale “Vittoria” di Adria (in provincia di Rovigo), che costruisce i nuovi mezzi per le deportazioni e, al tempo stesso, fornisce la manutenzione alle motovedette della Marina militare tunisina che agisce violentemente in mare contro le barche che cercano di raggiungere Lampedusa. La polizia presente in forze ha bloccato l’accesso al cantiere con transenne e blindati. Ad un certo punto, mentre stava arrivando il corteo delle “auto blu” delle Autorità, lǝ manifestanti hanno sfondato il blocco, giungendo ancora più vicino. Sono state lanciate uova con vernice rossa sulle strutture del cantiere, a simboleggiare il sangue versato dalle vittime innocenti delle politiche che causano la tragedia umanitaria del Mediterraneo centrale, e gridato l’indignazione verso queste politiche di morte e la loro vergognosa celebrazione. Lǝ attivistǝ innalzavano le fotografie provenienti dai lager libici (fornite da Refugees in Libya), in modo che lǝ tantǝ giornalistǝ convocatǝ dal Governo potessero riprenderle. In questo modo, nessuna notizia della “celebrazione” ha potuto essere separata da quella della contestazione.
Il palcoscenico, che doveva ospitare solo lo spettacolo retorico del Governo, è diventato una riuscita occasione per continuare a denunciare l’orrore di ciò che accade in Libia e nel Mediterraneo alle persone migranti. Rimane naturalmente la pericolosità per gli esseri umani delle pratiche governative che sono la causa di morte e sofferenza di tanti, ogni giorno. Ma continuare, in mare e in terra, nella necessaria azione collettiva di sabotaggio di questo piano criminale di violazione dei diritti umani, è cosa buona e giusta. Di fronte a chi produce morte, tutti insieme, sulle due sponde del Mediterraneo, con ogni mezzo necessario.
Ringraziamo come Mediterranea le compagne e i compagni dei centri sociali del nordest, di Officina 31021 di Mogliano Veneto, del sindacato Adl cobas, don Nandino Capovilla di Pax Christi, Sinistra Italiana di Rovigo e tutte le persone di buona volontà che si sono unite a noi in quello che semplicemente era giusto fare.