«Prima si salva
poi si discute»
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Continueremo a difendere il diritto alla vita e al soccorso in mare.
Mediterranea Saving Humans denuncia un nuovo, pesante attacco del Governo nei confronti della nostra nave Mediterranea, colpita da un fermo amministrativo di 60 giorni e a una multa di 10.000 euro in applicazione del cosiddetto Decreto Piantedosi.
Si tratta della seconda identica sanzione comminata per le due missioni effettuate dalla nostra nuova nave. Questa volta dopo il salvataggio di 92 persone tra donne, uomini e minori. Un provvedimento che colpisce l’attività di soccorso nonostante abbiamo agito nel pieno rispetto della Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare, che indica chiaramente l’obbligo di assegnare un porto sicuro il più vicino possibile dopo un salvataggio.
Ancora più grave è che la sanzione arrivi nonostante due Procure della Repubblica – quella presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo e quella di di Agrigento – abbiano ordinato lo sbarco immediato a Porto Empedocle di tutte le persone soccorse, tra cui minori, vulnerabili e persone con fragilità fisiche e psicologiche, che necessitavano di cure tempestive a terra.
Siamo di fronte a provvedimenti governativi che ignorano i fatti, prove ed evidenze, diritti fondamentali delle persone. E perfino decisioni vincolanti dell’Autorità giudiziaria competente.
Il Governo, attraverso il decreto legge Piantedosi, pretende di imporre che persone appena strappate alla morte restino per giorni in mare, lontane dai servizi medici essenziali e da un luogo sicuro. Una scelta che riteniamo ingiustificata, illegittima e profondamente disumana.
Come avvenuto per lo sbarco di agosto a Trapani, dove il Tribunale Civile ha già sospeso l'analogo provvedimento punitivo che ci era stato comminato, anche questa volta Mediterranea presenterà ricorso immediato contro il fermo e la sanzione. Ma vogliamo dirlo con chiarezza: non ci rassegneremo mai a un sistema che tenta di prolungare le sofferenze di chi cerca protezione, che cerca di criminalizzare e strangolare economicamente chi salva vite e, soprattutto, che cerca di trasformare in strumenti di intimidazione e mortifera "deterrenza" le stesse leggi dello Stato.
Dal primo gennaio di quest’anno, nel Mediterraneo centrale hanno perso la vita oltre 1.500 persone. Mentre chi lascia morire esseri umani può nascondersi dietro norme che tradiscono il diritto internazionale, chi salva una vita viene punito.
Noi non obbediremo mai a ordini illegittimi che si pongono in contrasto con la giustizia e con l’umanità. Continueremo a fare ciò che è giusto: soccorrere vite, proteggere chi sopravvive, difendere i diritti umani in mare e in terra.