Mediterraneo #19

09 / ott / 2024 15 / ott / 2024

Tra intercettazioni in Libia, arrivi autonomi a Lampedusa, deportazioni in Albania e porti lontani, 83 persone soccorse dalla Mare Jonio

Mercoledì 9 ottobre 2024

Alle 15:00 la Mare Jonio, nave di Mediterranea Saving Humans, parte dal porto di Trapani per la Missione 19 di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale nonostante l'ordine del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che aveva obbligato la nave a sbarcare tutte le attrezzature per il soccorso che si trovavano a bordo.

Si tratta di una partenza inattesa dopo che, il 17 settembre scorso, un’ispezione straordinaria a sorpresa, ordinata senza alcuna giustificazione dal Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, si era conclusa con l’ordine di sbarcare le attrezzature per il soccorso che si trovavano a poppa della nave sul ponte di coperta. In particolare i container destinati all’accoglienza delle persone soccorse, quello dell’infermeria, i bagni chimici, le docce e i due gommoni veloci rhib. 

La partenza di Mare Jonio dal porto di Trapani

Se la Mare Jonio non avesse ottemperato – era stata questa volta la minaccia ultimativa delle Autorità – sarebbe stato ritirato il certificato d’Idoneità, indispensabile per navigare. “Si tratta di un ordine del tutto illegittimo, - dichiara Alessandro Metz, armatore sociale di Mediterranea Saving Humans - un’imposizione il cui vero obiettivo è cercare di fermare una volta per tutte la Mare Jonio. Abbiamo attivato lə nostrə legalə e stiamo facendo ricorso a ogni livello contro questo provvedimento ingiusto. Ma non possiamo sospendere le attività in attesa che un giudice si pronunci.”

“Per questa ragione – spiega Sheila Melosu, capomissione a bordo della nave – abbiamo ottemperato alla prescrizione delle Autorità scaricando il materiale richiesto, per poter partire comunque e ritornare là dove la presenza della Mare Jonio può fare la differenza. Siamo prontə in ogni caso a rispondere a situazioni di pericolo, ad assistere le persone in difficoltà e a intervenire in soccorso se necessario. Sono le persone che salvano le persone, esseri umani che soccorrono altri esseri umani, obbedendo alla legge del mare e al diritto internazionale, non le attrezzature di cui ci è stato imposto lo sbarco.” 

“È particolarmente significativo – conclude Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans – che la nostra Mare Jonio riesca a ripartire proprio nel momento in cui le tendenze autoritarie che l’attuale governo ha tradotto nei decreti cosiddetti Sicurezza e Flussi, colpiscono al tempo stesso i diritti e le libertà di tuttə lə cittadinə, insieme alle persone migranti e alla Flotta Civile. Non è un caso che questa missione sia resa possibile dal sostegno di Flai Cgil, il sindacato confederale particolarmente attivo nella lotta al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura.”

La 19esima missione della nave Mare Jonio è dedicata alla memoria di Giacomo Gobbato, attivista del centro sociale Rivolta ucciso da una coltellata mentre il 20 settembre scorso a Mestre, cercava di difendere una donna vittima di rapina: “Con Jack. Non ci volteremo mai dall’altra parte” si può leggere da oggi sulla fiancata della nave.

La dedica a Jack sulla fiancata di Mare Jonio

Giovedì 10 e venerdì 11 ottobre

Arrivata in mattinata nell’area di operazioni a sud dell’isola di Lampedusa, la Mare Jonio ha cercato per tre ore un barcone in legno con 45 persone circa a bordo segnalato da Alarm Phone e dall’aereo Seabird: le persone a bordo erano in panico e facevano sapere di avere acqua già entrata nello scafo. Alle ore 13:55 l’ufficiale in servizio del centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, IT MRCC di Roma, ci ha informato che lə naufraghə sono stati soccorsi dalla Guardia Costiera Italiana e che saranno sbarcati a Lampedusa. Quindi la Mare Jonio ha ripreso la sua navigazione verso sud. Nonostante il tempo incerto gli arrivi sull’isola da stamattina sono già stati 7 con 187 persone in salvo.

Nel pomeriggio è arrivata la segnalazione da aereo Frontex e poi da Alarm Phone di un gommone con a bordo un numero oscillante tra le 75 e le 110 persone in piena zona SAR Libica. Il motore continuava a funzionare e stavano procedendo verso Nord alla velocità di 4 nodi. Li avremmo incontrati sulla nostra rotta intorno alle h. 20:30 e nonostante dalle 19 in poi fosse previsto l'ingresso di una perturbazione con venti a 30/35 nodi e onde alte fino a quasi 2 metri abbiamo deciso di andare comunque. Intanto posizione e direzione di marcia del gommone venivano confermate sia da un primo sorvolo di Seabird, sia dall'aereo di Frontex Eagle3. Purtroppo, mentre eravamo a circa 48 miglia dal target, verso le h. 16.30, Seabird ne sorvolava nuovamente la posizione diventando testimone dell'intercettazione e della cattura da parte della famigerata milizia libica SSA (Stability Support Apparatus).

A quel punto, visto che non erano segnalati altri casi di imbarcazioni in pericolo, con la morte nel cuore, per questo ennesimo respingimento, non restava che invertire la rotta e dirigere a Lampedusa per riparare prima che si scatenasse la burrasca prevista per la notte e l'intera giornata di venerdì. Nei pressi dell'isola, prima di entrare in porto, monitoravamo anche un ultimo caso di Alarm Phone, una barca in vetroresina con una quarantina di persona a bordo finché la Guardia Costiera (Circomare) di Lampedusa non ci ha confermato di aver soccorso anche loro.

Il rescue team compie un'azione di monitoraggio

Sabato 12 e domenica 13 ottobre

Ripartita da Lampedusa sabato mattina alle ore 07:45, la Mare Jonio raggiunge in serata la zona SAR di competenza libica e inizia a pattugliare l’area di operazioni a ovest di Tripoli fino al confine con la Tunisia, navigando a una distanza compresa tra le 30 e le 40 miglia nautiche dalle coste della Libia. Nel pomeriggio sul canale 16 vhf della radio di bordo riceviamo una segnalazione dall'aereo Osprey 2 di Frontex sulla presenza di 40 persone a bordo di una barca di ferro in pericolo 34 miglia a sud-ovest di Lampedusa. Purtroppo in quel momento ci troviamo a circa 100 miglia di distanza dalla posizione, ci vorrebbero oltre 11 ore di navigazione per raggiungerla, allora rilanciamo anche pubblicamente questo SOS facendo pressione sulle Autorità italiane affinché intervengano. In serata tutte le persone risulteranno soccorse e sbarcate a Lampedusa.

Lunedì 14 ottobre

Intorno alle 5 del mattino, su segnalazione di Alarm Phone, Mare Jonio completa il soccorso di 58 persone in pericolo di vita in acque internazionali nella zona SAR tunisina. In fuga dalla Libia, si trovavano alla deriva da 22 ore, con il motore in avaria, senza acqua né cibo.

Domenica 14 la Mare Jonio pattuglia per l’intera giornata le acque della zona SAR attribuita alla Libia.

Alle ore 02:27 riceve una comunicazione mail da parte di Alarm Phone che segnala di essere stata contattata dai passeggeri di un'imbarcazione in situazione di pericolo (distress) in acque internazionali, all'interno della zona di ricerca e soccorso (SAR) di competenza della Tunisia, che ha nel giugno 2024 comunicato all'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) le coordinate geografiche di tale zona, prima sotto la competenza italiana e maltese. Si legge nella mail, indirizzata in primo luogo alle autorità tunisine e anche agli altri stati costieri in grado di intervenire (Italia e Malta), dell'allarme lanciato da un'imbarcazione con 56 persone a bordo, sprovviste di carburante e con il motore in avaria.

Alle ore 03:32 la Mare Jonio, dopo aver valutato la possibilità in concreto di offrire assistenza, adempiendo agli obblighi del diritto internazionale in tal senso, inviava una comunicazione a tutti i destinatari della comunicazione iniziale, incluse quindi le Autorità italiane, rendendo esplicita la propria disponibilità ad intervenire sul caso di “distress” segnalato.

Alle ore 04:10 la Mare Jonio comunicava alle autorità dello Stato di bandiera (l'Italia), a quelle tunisine e a quelle maltesi, di aver individuato l'imbarcazione in pericolo:

Ci sono circa 60 persone. Dopo aver valutato il caso, possiamo confermare che l'imbarcazione non è in grado di navigare e molto probabilmente non sarà in grado di raggiungere la sua destinazione finale; è sovraffollata, il numero di persone a bordo è eccessivo rispetto al tipo e alle condizioni dell'imbarcazione; non c'è apparentemente la presenza di un equipaggio qualificato al comando dell'imbarcazione; c'è una totale mancanza di equipaggiamenti di sicurezza, di capacita di navigazione e di attrezzature di comunicazione; le persone a bordo sono in immediato pericolo di naufragio, incombono rischi per la loro vita e richiedono assistenza urgente. Considerate queste condizioni, stiamo procedendo a mettere in sicurezza l'imbarcazione fornendo loro i giubbotti di salvataggio e a soccorrere tuttə lə circa 60 naufraghə senza ulteriori ritardi.

Alle ore 06:03, nonostante la totale e ingiustificata mancanza di reazione da parte di tutte le autorità contattate, la Mare Jonio inviava ulteriore comunicazione mail riferendo di aver concluso il soccorso di 58 persone, fra cui un minore non accompagnato, e chiedendo di poter concludere le operazioni di soccorso in un luogo sicuro, tramite assegnazione di un porto per lo sbarco dei naufraghi.

L'operazione di soccorso

Poichè le autorità contattate continuavano a non rispondere, la Mare Jonio inviava una successiva richiesta di assegnazione di un porto per lo sbarco dei naufraghi alle ore 10:07, osservando altresì che la nave era diretta a Trapani, come da spedizioni e come da istruzioni dell'armatore.

Ore 12 – soccorse altre 25 persone a bordo di un gommone alla deriva

Lungo la nostra rotta verso nord, intorno a mezzogiorno, individuiamo un gommone alla deriva con 25 persone a bordo. Siamo circa a 25 miglia a sud-ovest di Lampedusa in zona SAR maltese, contattiamo via radio vhf la Guardia Costiera (Circomare) di Lampedusa, che ci chiede di restare in attesa sul posto e comunica che avrebbe inviato una motovedetta. Ma la situazione del gommone, sovraffollato e con un tubolare già sgonfio, è critica, a rischio di imminente naufragio. Lanciamo in mare il nostro Rescue boat e i nostri soccorritori mettono in sicurezza la situazione distribuendo giubbotti di salvataggio a tutte le persone e assistendole fino all’arrivo della motovedetta CP281 della Guardia Costiera: le persone sono provate da una lunga permanenza in mare, distribuiamo acqua potabile e cibo. Poi tutte vengono imbarcate dalla motovedetta e saranno sbarcate a Lampedusa.

Sono le ore 13:06 quando, mentre stiamo concludendo l’operazione di soccorso, IT MRCC di Roma ci comunica via email che il Ministero dell’Interno ha deciso di assegnare il lontano porto di Napoli quale luogo per lo sbarco dei 58 naufraghi soccorsi a bordo della Mare Jonio.

La seconda operazione di soccorso

Dalla posizione in cui si trova la Mare Jonio in quel momento il porto di Napoli dista 360 miglia nautiche che, alla velocità di 8 nodi (la massima che si poteva tenere nelle circostanze del caso specie per garantire la sicurezza della nave e delle persone trasportate) la nave avrebbe potuto coprire con una navigazione di circa 45 ore. Due giorni: si trattava di un tempo immotivatamente lungo, considerate le condizioni precarie dei naufraghi e il fatto che erano stati soccorsi dopo quasi tre giorni trascorsi in mare, disperati perché convinti che nessuno più sarebbe arrivato a salvarli, senza più cibo né acqua e molti dei quali con i sintomi di una grave disidratazione. Iniziava così, via telefono e via email, un lungo braccio di ferro tra la Mare Jonio e le Autorità italiane, che si concludeva nove ore dopo, quando, alle ore 22:21 IT MRCC Roma indicava il luogo sicuro di sbarco in Porto Empedocle, lungo la costa meridionale della Sicilia.

Martedì 15 ottobre – ore 09:00 

Dopo che la Mare Jonio ha rifiutato di dirigersi verso il "porto lontano" di Napoli, inizialmente assegnato dalle autorità italiane, le 58 persone soccorse sono sbarcate in sicurezza a Porto Empedocle.

Per fornire un quadro il più preciso possibile del gruppo di persone soccorse, anche al fine di agevolare il loro supporto medico, sociale e psicologico nell'ambito dell'accoglienza a terra, alle ore 08:01 del 15 ottobre la Mare Jonio inviava alle autorità competenti un rapporto medico contenente dettagliate informazioni circa lo stato dei naufraghi. Si legge in tale rapporto che “Partiti dalla Libia nella notte tra venerdì e sabato, i sopravvissuti al naufragio avevano trascorso 22 ore alla deriva, dopo l’avaria al motore della barca su cui si trovavano. Al primo accertamento dopo l’imbarco sulla Mare Jonio, alle ore 5.15 di lunedì, le 58 persone soccorse sembravano essere in condizioni di stabilità emodinamica, seppur pesantemente provate dalla traversata e presentavano condizioni di seria vulnerabilità dovuta per la maggior parte dei casi alla lunga permanenza in territorio libico ove, reduci dalle prigioni libiche, hanno subito reiterate e prolungate violenze e torture”. Il rapporto proseguiva elencando alcune situazioni individuali particolarmente preoccupanti: “Alcune persone presentavano ferite a livello degli arti superiori (N°19 pollice della mano destra, N°17 pollice della mano destra) La persona identificata con il braccialetto n.40 presenta un’infezione dentale meritevole di presa in carico odontoiatrica a carico dei denti 34 e 35

Lo sbarco si conclude tranquillamente in mattinata: 58 persone sono state strappate alla morte in mare; alla detenzione e alle violenze subite in Libia; al rischio di essere deportate in Albania, dalla nave Libra della Marina Militare italiana attiva in questi giorni nelle acque intorno a Lampedusa; a ulteriori giorni di sofferenza per raggiungere un porto lontano. Sono al sicuro a Porto Empedocle, benvenute in Europa!

Alle ore 19:00 Comandante e armatore della Mare Jonio sono convocati negli uffici della Capitaneria di Porto Empedocle. Vengono notificati il verbale di sanzione (4.000 euro) e quello di “fermo amministrativo” per altri venti giorni per la nave.

"Per la terza volta la nostra nave Mare Jonio – commenta Laura Marmorale, la presidente di Mediterranea Saving Humans –viene colpita dal decreto legge Piantedosi dopo aver soccorso vite umane in pericolo. Questa volta la motivazione adottata è gravissima: ‘siamo accusati di svolgere attività di soccorso senza l'autorizzazione dello Stato di bandiera.’ Una motivazione pretestuosa e persecutoria. Voglio dirlo chiaro al ministro Piantedosi e alla presidente del consiglio Meloni: salvare vite umane in mare è un dovere etico e un obbligo giuridico. Noi resteremo umani."

Lo sbarco a Porto Empedocle

Il Governo ci punisce perché ci ostiniamo a soccorrere le persone che sono in pericolo in mare. Persone abbandonate al loro destino dalle autorità, che sono sempre informate della posizione delle imbarcazioni da segnalazioni precise. Ci puniscono perché l'omissione di soccorso sistematica e continuativa è una parte fondamentale della strategia di respingimento di profughə e richiedentə asilo che cercano protezione in Italia e in Europa. Questa criminale volontà politica ha causato migliaia di morti. Basta pensare a ciò che sta emergendo dall'inchiesta della magistratura sul naufragio di Cutro per rendersi conto della pericolosità di tali comportamenti. Se una nave è in mare e può salvare una vita, ha l'obbligo di intervenire. Loro fanno morire la gente, noi cerchiamo di salvare vite. Non smetteremo di farlo, costi quel che costi.

Con questa Missione #19 il numero di persone soccorse da Mediterranea Saving Humans è di 1.290 da ottobre 2018 fino a oggi, di cui 609 solo nell'ultimo anno da ottobre 2023 a ottobre 2024. 

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