«Chi salva una vita
salva il mondo intero»
Soccorriamo l’umanità insieme, sostieni le nostre missioni nel Mediterraneo.
Con l’arrivo della nostra nave Mare Jonio nel porto di Mazara del Vallo si è conclusa la Missione 10 di Mediterranea Saving Humans.
Ogni missione di osservazione e monitoraggio, ricerca e soccorso in mare è importante, ma questa lo è stata particolarmente.
Innanzitutto perché ha segnato il nostro ritorno dopo una lunga sosta, dovuta ai necessari lavori strutturali di manutenzione e adeguamento che hanno consentito di rinnovare tutte le certificazioni della nave e rafforzarne la capacità di intervento. Ma questi mesi sono stati anche condizionati da un pesante attacco politico-giudiziario all’esperienza di Mediterranea, che aveva proprio l’obiettivo di bloccare le nostre operazioni. In terzo luogo, ha significato confrontarsi con una situazione in mare caratterizzata da un significativo aumento dei numeri delle partenze di donne, uomini e bambinə in fuga dall’inferno libico, anche nel periodo invernale e a bordo di imbarcazioni sempre più precarie.
È questo lo scenario, per noi inedito, con cui la Missione 10 ha dovuto confrontarsi fin dalla partenza della Mare Jonio, salpata da Trapani – dopo aver superato una rigorosa ispezione della Capitaneria di Porto – lo scorso 15 gennaio.
Dopo una sosta a Lampedusa imposta dal maltempo, abbiamo raggiunto la zona SAR Libica, dove già si trovavano le navi della flotta civile Louise Michel e Geo Barents, alle ore 6.10 di mercoledì 19 gennaio.
Era il primo giorno con condizioni metereologiche relativamente buone dopo settimane di burrasca e, immediatamente, hanno incominciato ad arrivare – prima grazie allo straordinario lavoro di Alarm Phone, poi con l’osservazione aerea di Colibrì 2 – segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà, alle quali le Autorità competenti non davano risposta o che erano a rischio di intercettazioni e cattura da parte della cosiddetta guardia costiera libica.
Nella notte tra il 19 e giovedì 20 gennaio, individuavamo la prima di queste imbarcazioni. E – dopo una complicata e difficile operazione di recupero – abbiamo soccorso oltre un centinaio di persone. Infatti, una volta raggiunto nel buio il natante, il nostro Team si è reso conto che la barca, in legno, sovraffollata e alla deriva con i motori in avaria, stava già imbarcando acqua e iniziando ad affondare. Alcune persone erano già cadute in mare e sono state recuperate dall’acqua. Decine erano stipate sotto la coperta, a rischio di schiacciamento e soffocamento. Dopo quattro ore sono state tutte trasferite in sicurezza a bordo della MARE JONIO.
Ma, nel frattempo, intorno alle 4 del mattino è arrivato da Alarm Phone un secondo SOS: a una decina di miglia di distanza si trovava una seconda imbarcazione in pericolo. Anche in questo caso si trattava di una barca di legno con oltre cento persone a bordo. Tra queste, molte donne e bambini, di cui due con meno di un anno. Alle 11.25 del 20 gennaio concludevamo anche questo secondo intervento di salvataggio, imbarcando tutti i naufraghi a bordo della MARE JONIO.
Il momento più bello è stato quando fratelli e amici, che erano stati separati a bordo delle due diverse imbarcazioni e temevano per la sorte gli uni degli altri, hanno potuto riabbracciarsi a bordo delle MARE JONIO, in un’incredibile esplosione di gioia.
Molte delle persone, intanto, presentavano, a causa delle oltre trenta ore trascorse in mare alla deriva, seri problemi di ipotermia, ustioni sulla pelle provocate dal contatto con benzina e acqua salata e, sul corpo, i segni delle violenze subite nei campi di detenzione in Libia, nei quali la maggioranza di loro aveva trascorso gli ultimi mesi.
Abbiamo subito fatto rotta verso Nord e, di fronte alle omissioni e al silenzio delle Autorità Maltesi, abbiamo richiesto al Centro di coordinamento del soccorso marittimo (IT MRCC) di Roma l’assegnazione del più vicino porto – il Place of Safety previsto dal diritto internazionale – dove far sbarcare i sopravvissuti in piena sicurezza.
Nel tardo pomeriggio dello stesso 20 gennaio, abbiamo raggiunto l’isola di Lampedusa, ancorati a ridosso delle sue coste, in attesa dell’assegnazione del porto sicuro di sbarco. A bordo della MARE JONIO, che fino a ora non aveva mai accolto un numero così alto di persone, le condizioni erano complesse: mentre fornivamo loro ogni necessaria assistenza, i superstiti occupavano ogni spazio a disposizione sul ponte della nave.
Dopo la prima notte trascorsa a bordo, su raccomandazione del nostro medico, nella mattinata di venerdì 21 gennaio è stata richiesta e subito ottenuta l’evacuazione sanitaria (MEDEVAC) per due uomini che presentavano patologie particolarmente gravi, prelevati da una motovedetta della Guardia Costiera italiana e ricoverati al presidio ospedaliero di Lampedusa.
Nel pomeriggio le Autorità ci hanno comunicato l’assegnazione di Pozzallo – 120 miglia nautiche a Nord est – come “porto di destinazione” per lo sbarco dei naufraghi. Dal comando di bordo abbiamo subito risposto che non sarebbe stato possibile affrontare in sicurezza una traversata di dodici ore del Canale di Sicilia, in condizioni meteomarine in peggioramento, con oltre duecento persone a bordo.
Per questa ragione – pur consapevoli della situazione di forte pressione su Lampedusa e sui dispositivi di accoglienza dell’isola, dopo gli arrivi in autonomia e i soccorsi effettuati dalla Guardia Costiera italiana di centinaia di persone negli ultimi giorni – abbiamo reiterato la richiesta di sbarco immediato almeno dei bambini e dei minori, dei loro nuclei familiari e delle persone affette dalle patologie più gravi.
In attesa di una risposta, l’equipaggio si preparava a passare una seconda notte a bordo di una nave sovraffollata. Lə attivistə di MEDITERRANEA che si trovavano a Lampedusa, in accordo con la Capitaneria, hanno allora raggiunto in serata la MARE JONIO per rifornire di pasti caldi, acqua e coperte le persone a bordo.
Foto di Francesca Leone
Alle 23.30 è arrivata la comunicazione da parte della Capitaneria di Porto che era stato concessa l’autorizzazione per il trasbordo su una motovedetta della Guardia Costiera delle 142 persone più vulnerabili, e che l’operazione si sarebbe svolta la mattina seguente.
Così, intorno alle 9 di sabato 22 gennaio, le prime 142 persone sono state sbarcate al Molo Favaloro e subito condotte all’hotspot di Lampedusa. A questo punto, una volta migliorate le condizioni meteo, la MARE JONIO poteva far rotta verso la Sicilia. E qui, al porto di Pozzallo, alle ore 15:09 di domenica 23 gennaio si sono finalmente concluse le operazioni di sbarco per le 70 persone rimaste ancora a bordo.
Un’ora dopo abbiamo ricevuto conferma dell’esito negativo di tutti i test per il Covid-19 di tutti i superstiti ospiti e dell’equipaggio.
Una volta disinfettati gli spazi della nave, la sera di lunedì 24 gennaio abbiamo potuto far rotta verso Mazara del Vallo, dove la MARE JONIO si fermerà per l’avvicendamento dell’equipaggio e i rifornimenti necessari alla preparazione della nostra prossima Missione #11.
Con la gioia di aver strappato 214 vite umane alle sofferenze della Libia e al rischio della morte in mare, con il dolore di fronte alle notizie dell’ultima tragedia annunciata consumatasi nel Mediterraneo nella notte tra lunedì e martedì scorsi, con la consapevolezza di dover al più presto tornare là dove è necessario essere, con la solidarietà e il sostegno di tutte e tutti.
Foto di Danilo Campailla