Med Care 4 Ukraine - Staffetta umanitaria #6

21 / gen / 2023 28 / gen / 2023

Diario di bordo

La missione era composta da tre attivistə di Roma (Roberto, Luciano e Aldo), uno di Parma (Nicola) e una di Brescia (Paula).
Abbiamo portato medicine per la nostra Med Care, altre generiche, abiti, cibo, saponi, pannolini, giochi per bambinə, una Power station e un generatore.
Gli aiuti provenivano da Napoli (medicine, generatore e vestiti), Brescia (vestiti e giochi) Mogliano (power station), Roma (vestiti, giochi e cibo da Spin Time e Casetta Rossa/L'Approdo, pannolini e cibo da Banco Alimentare, saponi dall'assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale). Abbiamo viaggiato su un van e un furgone.

Bosco Park

Accolti da padre Andrji, che ci ha messo a disposizione una stanza comoda, letti con lenzuola e coperte, asciugamani, acqua corrente, luce (hanno il generatore quando ci sono le interruzioni in città, programmate cinque ore al giorno almeno) wi fi, la mensa self service aperta dalle 9:00 alle 18:00. 

Abbiamo scaricato le medicine per Med Care nell'ex laboratorio di sartoria, vestiti e cibo, il generatore per loro. 

I salesiani non accolgono più rifugiati, l'attività del centro ha ripreso un andamento ordinario (convitto, centri di formazione, ragazzi del quartiere che vengono a giocare nelle squadre di calcio…) 

Il rifugio non è più nel palazzo dove si dorme ma uscendo a destra (sembrerebbe un parcheggio interrato). 

Nel rifugio abbiamo scaricato vestiti che partiranno per l'est con missioni dì distribuzione di aiuti umanitari che organizzano con una certa regolarità. 

Campo profughi di Sykhiv

Accolti da padre Andrji (salesiano anche lui, omonimo di quello di Bosco Park) che lavora lì per il municipio di Leopoli. 

Il campo è in profonda trasformazione, a giorni le 130 famiglie verranno trasferite accanto nel nuovo campo a due piani, che accoglierà tutti i rifugiati dei tre campi municipali (stimati oltre 1,300 ospiti alla fine del trasferimento). 

Il nuovo campo doveva essere pronto per l'inverno (i moduli non sono tanto diversi, ma sembrano coibentati e per usufruire dei servizi igienici non sarà più necessario uscire all'aperto) ma sono in ritardo. In generale non proprio una sistemazione confortevole. I salesiani continueranno a gestire la mensa (un pasto al giorno) e in generale p. Andrji sembra essere il riferimento per le attività del campo (asilo nido, spazi comuni, distribuzione vestiti e aiuti in generale). 

Abbiamo scaricato vestiti (pochi, avevano il magazzino pieno) e cibo. Il mercoledì mattina siamo tornati per documentare la distribuzione degli abiti.

Comunità di Sant'Egidio

Hanno una sede in centro, un ristorante chiuso a causa della pandemia affittato a prezzo calmierato. Un grande salone, un ufficio con quattro scrivanie, la cucina molto grande e i magazzini del secco che utilizzano per stipare gli aiuti che ricevono in attesa di distribuzione.

Ci ha accolto Jura, professore di lingua italiana all'università di Kiev, che si è trasferito con la famiglia a Leopoli all'inizio della guerra. Coordina un gruppo di un centinaio di volontari di tutte le età (soprattutto donne, molte esse stesse rifugiate interne, che hanno ricevuto aiuti e a loro volta si sono messe a disposizione). 

Distribuiscono aiuti in città ("Aiutavamo i poveri di Leopoli, ora continuiamo, solo che se ne sono aggiunti molti altri provenienti dall'est") sostengono molte realtà locali (per esempio il monastero di Briucovichi), inviano pacchi in tutto il paese utilizzando il servizio postale, sostengono direttamente amministrazioni locali, ospedali, campi profughi… distribuiscono il controvalore di un milione di euro al mese! 

Ucraini, molto inseriti nel contesto, molto sostenuti dalle altre Comunità in giro per il mondo, soprattutto europee, hanno evacuato malati, anziani, minori, disabili, sia all'interno che all'estero. 

Jura è un uomo colto, informato, tiene rapporti con tutti, riceve visite e aiuti regolarmente, eppure felice della nostra visita, che c'è gente che si ricorda di loro, (su questo poi torniamo). Ha capito chi siamo, ci chiede se in futuro vogliamo partecipare a una loro assemblea per spiegare cos'è Mediterranea e il lavoro di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale. Avrebbe piacere di sapere se tra i nostri sanitari ci sono specialisti ("I vostri medici studiano meglio dei nostri, potrebbero aiutarci a fare diagnosi e piani terapeutici migliori") e ipotizza la possibilità di parcheggiare l'ambulatorio davanti alla loro sede quando fanno la distribuzione dando la possibilità ai loro utenti di prenotare una visita (ovviamente non abbiamo preso impegni in tal senso, come convenuto). 

L'ultimo giorno gli abbiamo lasciato pannolini e saponi che erano rimasti, il venerdì avevano già condiviso un post di una famiglia che li aveva ricevuti in un pacco… 

Woman in march/Insight

Ci ha accoltə Krystyna, che abbiamo intervistato (Paula condividerà il girato a giorni). 

A loro abbiamo lasciato vestiti, cibo, pannolini, giochi e passeggini per bambini. Hanno due case rifugio (shelter) a Leopoli e inviano aiuti in tutto il paese tramite il servizio postale. Di loro sappiamo molto, non ci dilunghiamo, ma come per Jura confermiamo la grande riconoscenza, che ci è sembrato andare oltre il sostegno materiale. Arrivati Krystyna aveva l'espressione tesa, per tutto il tempo che siamo stati insieme non ha smesso di sorridere, e con lei Alexander (Sasha), che ci ha aiutato a scaricare.

Monastero di Briucovichi

Siamo arrivati il mercoledì all'una a causa dell'allarme la mattina, Padre Panteleimon ci ha invitato a pranzo, nel refettorio con i rifugiati. Ha insistito perché li intervistassimo, alla fine c'era la fila, (per il girato come sopra). 

Sono 50 monaci basiliani di rito greco cattolico e accolgono 150 rifugiati nella foresteria, stanze confortevoli, ma anche in stanze più piccole (comunque con bagno). I rifugiati che possono aiutano nelle corvée di cucina e danno una mano nella gestione in generale. I primi sono arrivati da città dell'est in cui durante il regime sovietico i basiliani avevano aperto monasteri clandestini, gli altri dall'ospedale di riabilitazione che sta li vicino (sono feriti trasferiti dalle zone di conflitto che una volta dimessi non hanno dove andare). L'accoglienza si sostiene con progetti di finanziamento, dalla Germania soprattutto. Come Krystyna, anche Pantaleon si è lamentato della burocrazia di queste realtà, dei finanziamenti a rendiconto, del lavoro di back office in generale che richiedono per sbloccare i fondi che loro non hanno tempo né energie per svolgere. 

Ora non hanno più posti, Jura di Sant'Egidio ci ha confidato che la municipalità gli ha chiesto di aiutarli, sia materialmente sia perché sono sopraffatti dalla situazione ("un monaco vede

un bambino tre ore a settimana e se non sta buono dice alla madre di portarlo via, ora si trovano a gestire intere famiglie…") 

Pantaleon ci ha detto che il monastero offre, tramite specialisti esterni, supporto psicologico e psichiatrico, rappresentando problemi di persone molto provate non solo fisicamente. Le persone che abbiamo incontrato durante la nostra visita effettivamente confermano la sua affermazione: tra l'altro gli accolti dall'ospedale di riabilitazione sono in convalescenza (su questo i sanitari di Med Care che vanno una volta a settimana possono dire meglio di noi). 

Al monastero non abbiamo lasciato aiuti umanitari, in generale per le missioni che seguiranno conviene contattare i partner dall'Italia e concordare cosa portare, di cosa hanno bisogno. 

Di ritorno a Roma Panteleimon ci ha scritto:

Panteleimon: Ciao Aldo! Ho detto che non abbiamo bisogno di generatore. Invece il nostro economo mi ha detto non avevo raggione perche il nostro generatore e troppo debole anche si rompe spesso. Perciò saremmo molto grati se potrete procurarci un generatore da 50 kW. Dio vi benedica! A presto! p. Panteleimon 

Aldo: Ciao Panteleimon, mi fa piacere ricevere vostre notizie. Appena possibile ti darò riscontro. Un abbraccio a te, gli altri monaci e tutti i vostri ospiti.

Rifugiatə

Molte donne scappate in UE ormai fanno avanti e indietro come prima della guerra: hanno lasciato mariti, figli, genitori anziani e li tornano a trovare quando e come possono. 

Molti che vivono sulla linea del fronte non si allontanano più di qualche centinaio di chilometri, sperando di rientrare a casa il prima possibile. 

In Galizia, nella regione di Leopoli, si stimano attualmente circa 300,000 rifugiati per larghissima parte in situazioni di accoglienza informale o che affittano (comprano) alloggi. Leopoli è piena di cantieri, dalla regione del Donbass arrivano anche persone benestanti. Alla stazione centrale (che non abbiamo visitato) arrivano tre treni al giorno da est e da sud.


La Guerra vista da Leopoli

La città ha una vita apparentemente ordinaria, traffico, tram pieni di gente che va e torna dal lavoro, negozi bar e ristoranti aperti… l'elettricità subisce interruzioni programmate cinque ore al giorno almeno, in alcuni quartieri con l'elettricità manca l'acqua, ma non fosse per qualche posto di blocco all'ingresso (molti meno che in passato) qualche statua protetta, i sacchetti di sabbia alle finestre dei rifugi e i generatori appoggiati accanto alle vetrine non si direbbe di trovarsi in un paese in guerra. Nei tre giorni pieni di permanenza l'allarme antimissile ha suonato tre volte, ma quando eravamo in centro la gente continuava a vivere normalmente, nessuno andava nei rifugi (i salesiani no, portano tutti nel rifugio) tanto che il giorno in cui siamo partiti (giovedì 21) in cui gli attacchi sono stati più pesanti, il governatore dell'oblast di Leopoli ha scritto su Telegram alla popolazione di prendere sul serio l'allerta. 

Probabilmente le difficoltà sono molto più serie di quanto si vede, i poveri sono aumentati, così come i prezzi e soprattutto ci sarà un problema di tenuta di sistema se i tempi della guerra si dilatano ancora. 

Il reclutamento a Leopoli è fatto tramite avviso consegnato a domicilio, se non ti trovano fai finta di niente. Sembra che cerchino uomini maturi, tra i trenta e i quarantacinque anni, da addestrare. Il marito di una volontaria di Sant'Egidio è già andato tre volte, ma poi lo hanno rimandato a casa. Più raramente fermano le persone per strada. Su Telegram girano video di arresti di renitenti, ma nessuno ce ne ha parlato.

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