Una grave ingiustizia contro chi ha salvato vite umane.

MEDITERRANEA è stata punita con una detenzione amministrativa di 60 giorni e una multa di 10.000 euro.
Accusata di non aver rispettato gli ordini ingiusti del governo, la nostra nave è di nuovo ferma in porto, dopo aver agito nel pieno rispetto del diritto alla vita, alla salute e delle convenzioni internazionali sul soccorso in mare.

Cos’è successo durante la seconda missione?

Martedì 29 ottobre, ore 10:00 – Partenza da Trapani
MEDITERRANEA salpa per la sua seconda missione di monitoraggio e soccorso nel Mediterraneo centrale, per difendere i diritti umani e assistere chi rischia la vita in mare.

Domenica 2 novembre, ore 09:30 – Primo soccorso
Viene individuata un’imbarcazione sovraffollata e senza salvagenti, a 40 miglia dalla costa libica.
37 persone vengono tratte in salvo e portate in sicurezza a bordo.

Domenica 2 novembre, ore 16:00 – Secondo soccorso
La nave intercetta un gommone alla deriva da tre giorni, con 28 persone a bordo senza acqua né cibo.
Tutti vengono salvati: fuggivano da violenze e detenzioni in Libia.


Lunedì 3 novembre, ore 08:45 – Terzo soccorso
Dopo le segnalazioni di Alarm Phone e dell’aereo civile Seabird (Sea-Watch), MEDITERRANEA individua un’altra imbarcazione in pericolo a sud-est di Lampedusa.
La Guardia Costiera italiana dichiara l’impossibilità di intervenire; la nave si coordina con il Centro nazionale del soccorso marittimo (IT MRCC di Roma) e procede al salvataggio.


Lunedì 3 novembre, ore 14:00 – Emergenza a bordo
A bordo si trovano ora 92 naufraghi, tra cui 31 minori non accompagnati e una donna incinta.
Le autorità assegnano come porto di sbarco Livorno, distante oltre 630 miglia nautiche, più di quattro giorni di navigazione, mentre il mare si fa sempre più pericoloso, con venti oltre i 20 nodi e onde di oltre 2 metri.

Lunedì 3 novembre, ore 16:30 – Segnalazione urgente alle autorità
L’equipaggio invia una segnalazione alla Procura per i Minorenni di Palermo, segnalando l’impossibilità di proseguire il viaggio per le condizioni fisiche e psicologiche delle persone soccorse.
La Procura chiede lo sbarco immediato a Porto Empedocle, sostenuta dal CIRM (Centro Internazionale Radio Medico) per motivi sanitari urgenti.


Martedì 4 novembre, ore 16:30 – Arrivo a Porto Empedocle
La nave entra in porto e completa lo sbarco di tutte le 92 persone, garantendo assistenza medica e psicologica immediata.

Martedì 4 novembre, ore 21:00 – Notifica del verbale
La Polizia di Stato e la Capitaneria di Porto notificano al comandante e all’armatore un verbale di presunta violazione del Decreto Piantedosi, accusando la nave di non aver raggiunto Livorno.


Giovedì 6 novembre – Nave messa in catene
MEDITERRANEA viene bloccata e posta sotto sequestro amministrativo provvisorio a Porto Empedocle, in attesa di ulteriori decisioni.


Mercoledì 12 novembre – Fermo e multa
Il Ministero dell’Interno notifica il fermo amministrativo di 60 giorni e una sanzione di 10.000 euro, nonostante:
- le certificazioni mediche attestassero l’impossibilità di proseguire;

- le richieste ufficiali della Magistratura per lo sbarco immediato;

- il pieno rispetto delle norme internazionali sul soccorso in mare

Perché firmare?

- Soccorrere in mare non è reato. È un obbligo sancito dal diritto internazionale.

- Punire chi salva significa abbandonare un presidio di umanità nel Mediterraneo centrale e lasciare morire chi fugge da guerre, torture e persecuzioni.

- MEDITERRANEA non ha violato alcuna legge: ha scelto di difendere la dignità e la vita umana.

Bloccare una nave di soccorso è un atto punitivo che colpisce i diritti di tutti, perché mette in discussione valori fondamentali di umanità, giustizia e solidarietà.

Cosa chiediamo?

- L’annullamento immediato della multa e del fermo amministrativo della nave MEDITERRANEA.

- Il pieno rispetto delle convenzioni internazionali sul soccorso in mare.

- La fine della criminalizzazione delle navi civili che difendono la vita e i diritti umani nel Mediterraneo.

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