Appello per liberare Mediterranea

LIBERIAMO MEDITERRANEA!

Accusata di non aver rispettato gli ordini del governo, la nostra nave è ferma in porto dopo aver portato in salvo 92 persone tra cui 31 minori non accompagnati e una donna incinta.
Mediterranea ha agito nel pieno rispetto del diritto alla vita, alla salute e delle convenzioni internazionali sul soccorso in mare.

Cosa è successo? - La cronistoria

Martedì 29 ottobre, ore 10:00 – Partenza da Trapani

Mediterranea salpa per la sua seconda missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, per difendere i diritti umani e assistere chi rischia la vita in mare.

Domenica 2 novembre, ore 09:30 – Primo soccorso

Viene individuata un’imbarcazione sovraffollata e senza salvagenti, a 40 miglia dalla costa libica. 37 persone vengono tratte in salvo e portate in sicurezza a bordo.

Domenica 2 novembre, ore 16:00 – Secondo soccorso

La nave intercetta un gommone alla deriva da tre giorni, con 28 persone a bordo senza acqua né cibo. Tutti vengono salvati: fuggivano da violenze e detenzioni in Libia.

Lunedì 3 novembre, ore 08:45 – Terzo soccorso

Dopo le segnalazioni di Alarm Phone e dell’aereo civile Seabird di Sea-Watch, Mediterranea individua un’altra imbarcazione in pericolo a sud-est di Lampedusa.
La Guardia Costiera italiana dichiara l’impossibilità di intervenire. La nostra nave si coordina con il Centro nazionale del soccorso marittimo (IT MRCC di Roma) e procede al salvataggio di altre 27 persone allo stremo delle forze.

Lunedì 3 novembre, ore 14:00 – Emergenza a bordo

A bordo si trovano ora 92 naufraghi, tra cui 31 minori non accompagnati e una donna incinta. Le autorità assegnano come porto di sbarco Livorno, a 4 giorni di navigazione, mentre il mare si fa sempre più pericoloso, con venti oltre i 20 nodi e onde di oltre 2 metri.

Lunedì 3 novembre, ore 16:30 – Segnalazione urgente alle autorità

L’equipaggio invia una segnalazione alla Procura per i Minorenni di Palermo, segnalando l’impossibilità di proseguire il viaggio per le condizioni fisiche e psicologiche delle persone soccorse.
La Procura chiede lo sbarco immediato a Porto Empedocle, sostenuta dal CIRM (Centro Internazionale Radio Medico) per motivi sanitari urgenti.

Martedì 4 novembre, ore 16:30 – Arrivo a Porto Empedocle

La nave entra in porto e completa lo sbarco di tutte le 92 persone, garantendo assistenza medica e psicologica immediata.

Martedì 4 novembre, ore 21:00 – Notifica del verbale

La Polizia di Stato e la Capitaneria di Porto notificano al comandante e all’armatore un verbale di presunta violazione del Decreto Piantedosi, accusando la nave di non aver raggiunto il porto di Livorno.

Giovedì 6 novembre – Nave messa in catene

Mediterranea viene bloccata e posta sotto sequestro amministrativo provvisorio a Porto Empedocle, in attesa di ulteriori decisioni.

Mercoledì 12 novembre – Fermo e multa

Il Ministero dell’Interno notifica il fermo amministrativo di 60 giorni e una sanzione di 10.000 euro, nonostante le certificazioni mediche attestassero l’impossibilità di proseguire, e richieste ufficiali della Magistratura per lo sbarco immediato e il pieno rispetto delle norme internazionali sul soccorso in mare.

Perché firmare?

- Soccorrere in mare non è reato, è un obbligo sancito dal diritto internazionale.

- Punire chi salva significa abbandonare un presidio di umanità nel Mediterraneo centrale e lasciar morire chi fugge da guerre, torture e persecuzioni.

- Mediterranea non ha violato alcuna legge: ha scelto di difendere la dignità e la vita umana.

Bloccare una nave di soccorso è un atto politico che colpisce tutti noi, perché mette in discussione valori fondamentali di umanità, giustizia e solidarietà.

Cosa chiediamo?

- L’annullamento immediato della multa e del fermo amministrativo della nave Mediterranea.

- Il pieno rispetto delle Convenzioni internazionali sul soccorso in mare.

- La fine della criminalizzazione delle navi civili che operano per difendere la vita e i diritti umani nel Mediterraneo.

Firma il nostro appello: salvare vite non è reato!

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