10 / Jun / 2025

Dopo aver soccorso 112 persone nel Mediterraneo, la barca a vela NADIR affronta accuse infondate in Italia

MEDITERRANEA Saving Humans esprime tutta la sua solidarità all’organizzazione tedesca della Flotta civile RESQSHIP e chiede con forza di porre subito fine alla detenzione arbitraria della barca a vela NADIR, la cui unica colpa è quella di aver salvato la vita di 112 persone in mare, rispettando pienamente il diritto internazionale: Libia e Tunisia non sono luoghi sicuri e le persone soccorse devono essere sbarcate nel porto sicuro più vicino.

Pubblichiamo di seguito la traduzione italiana del comunicato diffuso ieri 9 giugno da NADIR/Resqship:

La barca a vela civile NADIR, dell’ONG tedesca RESQSHIP, è stata sequestrata dalle autorità italiane domenica 8 giugno. L’imbarcazione aveva soccorso 112 persone in pericolo a bordo di un’imbarcazione di legno inadatta alla navigazione. Il salvataggio è avvenuto nella notte tra giovedì 5 e venerdì 6 giugno, in acque internazionali.

La sera del 5 giugno 2025, NADIR ha avvistato 112 persone a bordo di un’imbarcazione in legno sovraffollata nel Mediterraneo centrale. A causa delle condizioni di salute precarie di 30 persone intrappolate sotto coperta, l’equipaggio ha deciso di evacuare immediatamente tutti. Dopo aver completato l’operazione, intorno alle 3 del mattino e con onde fino a un metro, l’MRCC di Roma ha assegnato come porto sicuro Lampedusa, raggiunto 12 ore più tardi. All’arrivo, la barca è stata posta sotto sequestro. È la prima volta, dal suo avvio operativo nel 2021, che la NADIR viene criminalizzata e ostacolata nelle sue attività di monitoraggio in mare. Ad oggi, la nave ha prestato assistenza a oltre 12.000 persone in difficoltà.

RESQSHIP è accusata di non aver informato tempestivamente le autorità competenti e non aver seguito le istruzioni relative al porto di sbarco assegnato. Tuttavia, la NADIR ha operato in conformità al diritto internazionale durante tutto il salvataggio.

Le accuse si basano sulla legislazione nazionale italiana, in particolare sul Decreto Piantedosi del 2024, secondo cui NADIR avrebbe omesso di contattare le autorità libiche e tunisine. In realtà, NADIR ha seguito le istruzioni delle autorità italiane e ha più volte tentato di contattare i RCC (centri di coordinamento) tunisino e libico, senza ricevere risposta. Questa mancanza di disponibilità conferma l’inaffidabilità e l’assenza di meccanismi di tutela da parte di autorità che non possono essere considerate partner affidabili nei soccorsi. Le accuse ignorano inoltre che né la Libia né la Tunisia possono essere considerate porti sicuri, a causa delle gravi e documentate violazioni dei diritti umani.

Durante la navigazione verso Lampedusa, NADIR ha ricevuto una richiesta telefonica di trasferire donne, bambini e persone vulnerabili su un’unità della Guardia Costiera italiana, per poi proseguire verso Porto Empedocle con le restanti persone. Tuttavia, questa richiesta non è mai stata confermata per iscritto, e l’equipaggio ha espresso serie preoccupazioni per la sicurezza: un trasbordo parziale avrebbe potuto generare caos, rischio di cadute in mare, panico, e la separazione dei nuclei familiari, con un alto rischio di ulteriore trauma per i superstiti. Inoltre, l’allungamento del viaggio di 120 miglia contraddiceva la logica del porto sicuro più vicino.

NADIR è rimasta in stand-by fuori dal porto fino a che la Capitaneria di Porto di Lampedusa non ha autorizzato l’ingresso. Accompagnata da mezzi della Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Frontex, e con l’esplicito consenso della Guardia Costiera italiana, NADIR ha attraccato a Lampedusa e ha sbarcato in sicurezza tutte le 112 persone soccorse. La Guardia Costiera ha poi avviato un’indagine sull’operazione e annunciato il sequestro dell’imbarcazione la domenica successiva.

“Questa detenzione non riguarda ciò che è giusto o sbagliato, ma è una questione politica. Le accuse sono infondate, e la decisione di trattenere NADIR è arbitraria. Il soccorso civile in mare viene deliberatamente ostacolato per servire un’agenda politica”, dichiara Amelie Walther, portavoce di RESQSHIP.

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